Nuovo ospedale per il capoluogo,
interrogazione in consiglio comunale

Lodi civica: «Il sindaco Casanova ci dica qual è la sua posizione e come intende affrontare i nodi aperti della sanità locale»

Anche un’interrogazione in consiglio comunale da parte di Lodi civica, dopo il tema del diritto alla cura da garantire nel territorio e di un possibile nuovo ospedale a Lodi, lanciato sabato, sulla prima pagina del «Cittadino». Piacenza e Cremona hanno avuto il loro ospedale, mentre il Maggiore da anni sovrappone un reparto sull’altro, perché non c’è più uno spazio libero. Un problema, forse, che appoggia le sue radici nel passato, quando si scelse di non allargarsi dove adesso sorge il Medical center e di dotare altri 3 comuni del territorio di un loro ospedale.

«Anche il direttore generale dell’Asst Salvatore Gioia - commenta il presidente del distretto Livio Bossi - mi aveva sottolineato qualche debolezza in questo senso. Ora però stiamo puntando sul territorio, rispetto a una sanità che punta solo sull’ospedale, visto che la pandemia ha evidenziato questa emergenza. Il tema di un nuovo ospedale va affrontato guardando alle esperienze internazionali, per evitare di costruire una cattedrale nel deserto».

Il consigliere di Lodi civica Francesco Milanesi ha presentato una interrogazione in consiglio. «Oltre a questo - commenta - vorrei chiedere al sindaco Casanova qual è la sua posizione e come intende muoversi. A Lodi ci sono diverse questioni aperte, dagli spazi mancanti per alcuni reparti, ai tempi di attesa lunghissimi per esami, a volte di vitale importanza. Il personale sanitario è di qualità, ma sappiamo anche come diversi medici di livello abbiamo negli anni lasciato la struttura e che, in ogni caso, le persone vanno organizzate e messe nelle condizioni di lavorare al meglio».

Secondo Milanesi, «la prevenzione è stata, pezzo dopo pezzo smontata, per trovare risorse utili alle convenzioni con i privati e nel pieno della pandemia la carenza di strutture territoriali è stata lampante. Su questi temi è attivo da mesi il “Coordinamento territoriale lodigiano per il diritto alla salute”, il quale non ha mancato di far sentire la sua voce in più di una occasione». Se il sistema sanitario in qualche modo ha retto, dice Milanesi, è «grazie all’abnegazione di molti operatori sanitari. Ora, è chiaro che non si può parlare solo di un nuovo ospedale, ma la riflessione, il confronto e l’eventuale progettazione deve avere le basi in una seria riforma e rilancio della sanità regionale. È indispensabile che ci sia una rete che connetta tutti gli attori coinvolti come i medici di base, gli specialisti e l’assistenza sociale per avere integrazione e poter garantire cure primarie e a domicilio, soprattutto quando si parla di soggetti in difficoltà. Per poter parlare di “giustizia sociale” bisognerebbe, a parer mio, partire da qui».

Il territorio va coinvolto interamente, dai sindaci, ai medici, ai cittadini per capire, partendo da «un sistema sanitario rivisto, quale idea di struttura ospedaliera sia utile e, se è utile, quali rapporti con le altre strutture e con il territorio di riferimento si vogliono creare. Con quale personale, che strumenti e specialità si vogliono implementare? I servizi e le eccellenze che negli anni abbiamo perso potranno tornare? Come territorio, ci dobbiamo prendere l’impegno di aprire un serio, e lungimirante, confronto». Milanesi ha chiesto, nella sua interrogazione alla sindaca Casanova quale sia «la sua posizione a riguardo e cosa intenda fare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA