Nuovi media e vecchia politica

Bersani, Monti, Casini, Berlusconi; grandi partiti, liste civiche e movimenti; politici navigati e candidati di primo pelo popolano la Rete: per tutti ci sono siti, pagine Facebook, profili Twitter.Ma le nuove modalità che i new media introducono stimolano un rinnovamento della partecipazione democratica? Oppure le tante innovazioni comunicative servono a un restyling di facciata che non cambia la struttura di fondo, ma aiuta a gettare fumo negli occhi?Per iniziare a rispondere alla questione si potrebbe porre attenzione all’utilizzo dei tradizionali mezzi di comunicazione, che non scompaiono, ma s’integrano agli altri più moderni: la stampa che svolge il compito di procurare informazioni e di aiutare i cittadini a formarsi un’opinione attraverso la proposta di riflessioni critiche su argomenti di attualità come sulle diverse questioni sociali, economiche, ambientali; la radio e la televisione che hanno assunto il compito di estendere il dibattito a tutti. Questi mezzi sono stati usati in passato e vengono usati ancora dai leader politici come dai vari movimenti e partiti per informare delle proprie intenzioni, per descrivere la propria visione del mondo e della società per marcare la differenza nei confronti dei propri avversari elettorali: in una parola per propaganda.Per questo motivo, tra l’altro, la garanzia di pluralismo è diventata sempre più essenziale in una società democratica, perché altrimenti i mass media faciliterebbero, come è accaduto in passato, condizionamenti dell’opinione pubblica e legittimazione dei regimi totalitari. L’avvento dei social media cambia, però, le carte in tavola, perché si moltiplicano in maniera indefinita le possibilità di strutturare la comunicazione. I mezzi tradizionali avevano un emittente, un messaggio e un pubblico ricevente: la direzione della comunicazione era da uno a molti. I nuovi media permettono la compresenza di tanti emittenti, tanti messaggi, quanti sono i riceventi: quindi le vie della comunicazione diventano tante come una rete.Molto spesso, però, sembra che i protagonisti della politica utilizzino i nuovi media senza comprenderne la struttura diversa. Così la sfruttano per lanciare proclami, agende politiche, idee per il futuro; per gareggiare sul numero di followers di Twitter o di amici di Facebook; per testare l’adesione alle opinioni da loro espresse: oltretutto con possibilità di forzare con strumenti tecnici i trend dell’audience informatico.I social media, se usati in modo appropriato, invece, potrebbero, e possono, costruire una nuova relazione tra rappresentati e rappresentanti facilitando il confronto personale. Si potrebbero raccogliere indicazioni sulle urgenze concrete e sui bisogni specifici del territorio. Si potrebbero accompagnare provvedimenti necessari e magari scomodi alla cittadinanza con una costante informazione e con la ricerca della condivisione degli obiettivi finali. Così si promuove la partecipazione democratica. E addirittura qualche volta si realizza nella realtà.

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