Nord sud, polemica infinita

Puntuali, come da qualche anno a questa parte, con il sole d’agosto arrivano anche le polemiche di ferragosto tra la scuola del Nord e quella del Sud, tra la preparazione degli studenti settentrionali e quella degli *preside dell’Istituto “Agostino Bassi” di Lodi

studenti meridionali. E ancora una volta l’attenzione è rivolta al Liceo «Leonardo da Vinci» di Reggio Calabria con i suoi 20 studenti diplomati con 100 e lode (su 380 maturandi). A dar fuoco alle polveri, questa volta, ci ha pensato Morena Martini, Assessore all’Istruzione (Pdl) della Provincia di Vicenza che in un articolo pubblicato di recente sul «Corriere della Sera», non risparmia dubbi e perplessità sui risultati ottenuti da un discreto numero di studenti di quel Liceo, al punto da richiedere copia dei verbali degli esami. All’Assessore risponde per le rime la mia collega Giuseppina Princi che rivendica l’alta preparazione dei suoi studenti impegnati anche in confronti internazionali. «Uno di loro - ci tiene a sottolineare la preside - è arrivato secondo alle Olimpiadi di Biologia a Taiwan. E’ polemica sterile, ma se vuole venga a trovarci. Sarei felice di ospitarla per mostrare i risultati realizzati». Niente verbali dunque, ma un invito a verificare di persona ciò che caratterizza il livello didattico-formativo dell’istituto. Rincara la dose Dario Bond, consigliere regionale (Pdl) del Veneto che scrive al Ministro Gelmini per denunciare un aumento indiscriminato di 100 e lode negli istituti superiori di Reggio Calabria. L’osservazione va oltre il semplice dato polemico. Dai politici veneti arriva anche la richiesta di promuovere un confronto tra Assessori all’Istruzione delle regioni del Nord e quelli del Sud per meglio capire il sistema di valutazione. Una differenza che rivela, altresì, una disuguaglianza di trattamento tra studenti. Ancora più duro l’attacco proveniente da alcuni deputati della Lega Nord (Garimoldi e Cavallotto) che definiscono questa situazione come «vergognosa e imbarazzante» per la scuola italiana. Ma il confronto tra la scuola del Nord e quella del Sud si allarga anche al personale docente. La riapertura delle graduatorie ha consentito a tantissimi docenti precari del Sud di inserirsi, non più in coda, ma a pettine, nelle graduatorie delle province del Nord. Questa operazione consentirà sicuramente a tanti precari provenienti dalle regioni del meridione, in possesso di superpunteggi, di sorpassare i colleghi che da anni attendono l’immissione in ruolo nelle graduatorie delle province del Nord. Da Roma si è provveduto con un decreto che dovrebbe garantire - il condizionale è d’obbligo visti i continui ricorsi alla magistratura – una percentuale maggiore di immissioni in ruolo di precari storici del Nord. Un’alzata di scudi a protezione locale. In questo caso sono i docenti precari del Sud, spalleggiati dai politici meridionali, a sollevare dubbi sulla correttezza dell’operazione avviata da Viale Trastevere. E non è finita! Altra polemica in arrivo è quella legata al concorso dei dirigenti scolastici. Si stima che tantissimi saranno gli aspiranti del Sud, a presentare domanda agli Uffici Scolastici del Nord. Per arginare l’invasione dei livelli alti si è pensato, per i vincitori, di fermarli nella prima sede scelta per almeno sette anni. E’ proprio il caso di dire che siamo di fronte a una guerra tra poveri. Nord e Sud divisi anche sul fronte scuola. Presidi contro presidi, studenti contro studenti, docenti contro docenti, politici contro politici (ma quest’ultima «singolar tenzone» ci può anche stare). Ci sono politici che chiedono controlli sulle valutazione degli studenti maturi al Liceo di Reggio Calabria, politici che chiedono controlli sistematici dei superpunteggi dichiarati dai docenti precari proveniente dal Sud, poi ci sono quelli che chiedono di abolire l’autocertificazione ritenuta responsabile, a loro dire, di un innaturale abuso di quanto viene dichiarato. Ci manca solo che qualcuno riporti in auge le idee antropomorfiche e antimeridionalistiche di Niceforo e Lombroso, allora sì che il quadro sarà completo. A mio parere sono risposte sbagliate a domande sbagliate. Non esiste una doppia velocità tra scuole, tra studenti, tra docenti. Può essere che determinate condizioni finiscano talvolta col favorire più o meno situazioni dai forti vincoli fino a creare differenti vedute. Bisogna ad ogni costo spostare l’asse del confronto da una sorta di regionalismo campanilistico per condurre il dialogo su un piano prettamente di salvaguardia dell’uguaglianza. E se ci sono condizioni vincolanti è dovere di chiunque rimuovere quelle limitazioni che portano ad esasperare gli animi e a creare sofferte ingiustizie. Non è sventolando la bandiera sul campanile che si risolvono i problemi. Se il sistema di valutazione non viene ritenuto equo, allora che si apra il confronto su come arrivare a una valutazione più oggettiva, e le prove Invalsi, a mio modesto parere, sono la risposta giusta in tal senso. Se l’attuale sistema di reclutamento riserva delle perplessità, se la documentazione mediante autocertificazione non viene ritenuta garantista, allora si proceda pure a controlli a tappeto e non a campione. E se dovessero emergere dichiarazioni mendaci o punteggi gonfiati, allora si proceda con il depennamento dalle graduatorie di chi fa dell’astuzia un sistema di vita per gabbare il prossimo. Sono solo idee che possono essere magari considerate provocatorie, ma che vogliono essere la risposta alle esagerazioni che vanno oltre le provocazioni. E finiamola con gli studenti del Sud più preparati di quelli del Nord o quelli del Nord più fortunati di quelli del Sud. La riflessione non va condotta sulle contrapposizioni.

Ciò che deve prevalere è il percorso didattico che deve consentire agli studenti più preparati e meritevoli di raggiungere traguardi elevati. Sotto questo aspetto non devono esserci ostacoli di qualsiasi natura. Allo studente preparato e meritevole figlio del contadino del Sud, deve essere data la stessa opportunità dello studente preparato e meritevole figlio dell’industriale del Nord. Non c’è Lombroso o Magna Grecia che tenga. La storia la fanno gli uomini con il proprio impegno, il proprio sacrificio, la propria personalità. Ruggini e polemiche storiche o antistoriche, sociali o antropologiche che siano, non fanno parte del pianeta scuola.

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