Nei giorni scorsi Casalpusterlengo è stata sconvolta da una violenta rapina in casa. Qualche settimana fa, nella stessa città, una famiglia aveva subito il terzo furto nel giro di pochi mesi. A Lodi una donna è stata aggredita in pieno centro da un questuante. A Tavazzano due ladri sono stati sorpresi in flagranza e il procuratore di Lodi si è visto costretto a ricorrere contro la loro immediata liberazione. A Milano, invece, due settimane fa una 40enne è stata aggredita in pieno giorno, intorno all’ora di pranzo, da alcuni uomini mentre faceva jogging lungo il Naviglio Grande. In piazzale Loreto una ragazza si è ritrovata col setto nasale rotto perché vittima, con tutta probabilità, di uno stupido fenomeno che arriva dagli Stati Uniti, il knockout game: ragazzi che colpiscono a caso uno sconosciuto con un colpo talmente violento da metterlo, appunto, k.o. Viviamo in una società vulnerabile e insicura. Come vediamo, non è una questione che riguarda solo Milano e le grandi città. La “pigrizia” di qualche amministratore contribuisce ad aggravare la situazione.Servono più controlli, maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio e dove possibile non deve essere esclusa l’opportunità di avvalersi del contributo dei militari, anche per periodi di tempo limitati. La lotta alla criminalità va portata avanti su più fronti. In Regione, ad esempio, abbiamo da poco approvato una mia mozione che richiede la gratuità dei mezzi pubblici per i rappresentanti delle forze dell’ordine, in modo da alzare il livello di sicurezza. Un’iniziativa che in alcune città lombarde (prima Bergamo e poi Brescia) è stata consolidata con la presenza di guardie armate su alcune tratte di treni e autobus.Merita attenzione anche un altro strumento di contrasto alla criminalità “importato” dall’Inghilterra. Il cosiddetto “controllo di vicinato”: è a costo zero e ha già preso piede in alcuni paesi lombardi. Presuppone la partecipazione attiva dei cittadini, che cooperano con le forze dell’ordine per creare un fronte comune contro i reati. Niente a che vedere con le ronde: in questo caso non ci sono armi e non sono previsti interventi fisici diretti. Si tratta piuttosto di una catena di solidarietà reciproca, che garantisce la sorveglianza di un territorio e la segnalazione tempestiva alle forze dell’ordine nel caso in cui ci si imbatta in comportamenti sospetti o situazioni potenzialmente pericolose. La presenza di cartelli sui territori sorvegliati (che segnalano l’attivazione del “controllo di vicinato”) contribuisce a fare da deterrente e può scoraggiare i malintenzionati. È illusorio pensare che la battaglia contro la criminalità possa essere vinta senza la partecipazione attiva della gente. Certo, non è sufficiente. Anche la giustizia dovrebbe fare la sua parte. Contro la criminalità dev’esserci tolleranza zero. Non è possibile che chi compie reati e viene arrestato, troppo spesso se la cavi con pochi giorni di galera. Non è questa la giustizia di cui abbiamo bisogno.
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