«Niente paura ma tanta preghiera»: così padre Mariano di Casale ha vinto il covid

Il frate cappuccino ritorna tra i fedeli dopo cinquanta giorni di cure e riposo

Nel tempo della prova non si è lasciato sopraffare dalla paura. Per Padre Mariano Brignoli le celebrazioni che si sono susseguite in questi giorni per la festa della Madonna dei Cappuccini e per i 50 anni dalla fondazione della parrocchia sono state tra le prime che il frate è tornato a vivere in pienezza, dopo aver superato il covid-19: nei mesi dell’emergenza, infatti padre Mariano ha trascorso 17 giorni in ospedale, al San Matteo di Pavia e poi un mese circa di riposo. «Nel silenzio raccolto della stanza d’ospedale, perché l’altro ospite era come non esistente, capivo come era forte in me la formazione ricevuta e come influivano sugli umori la vicinanza-solidarietà di tante persone care – racconta il frate -: un grazie particolare va al nostro Guardiano il quale, dopo essersi indaffarato per ore per il mio ricovero con il sempre intasato 112, quotidianamente si informava presso i medici sul mio stato di salute e, con i frati, mi aggiornava sui fatti di vita quotidiana, ma anche il Provinciale mi è stato accanto con messaggi e chiamate telefoniche, così come il Vescovo mi ha telefonato, benedicendomi; ogni mattino era piacevole l’ingresso in stanza del personale con canti e voci liete e da me reclamavano non il “buongiorno” ma il “pace e bene” – prosegue padre Brignoli, mascherina sovrapposta alla sua lunghissima barba -: ho trovato umanità e fraternità, ho ammirato la loro dedizione e la loro sfida, ho incontrato dottoresse gentili e la fraternità del dottor Gabriele Croce di Casale». Quindi il riferimento alle limitazioni legate al virus: «Non mi sono arrabbiato per il digiuno eucaristico (né Messa, né Comunione), ho dato senso al cibo che facevo fatica a deglutire, non mi ha scoraggiato la domanda se avessi avuto problemi per pancreas e fegato (disturbati dagli antivirali, ma gli esami sono subito tornati normali): sono riuscito a non lasciarmi sopraffare dall’angoscia, non mi sono lasciato ferire dalla paura. Ero comunque disposto a tutto, ma nella preghiera dicevo al buon Dio: “la vita mi piace, ho ancora voglia di fare alcune cose, con i miei frati, i parrocchiani e tanti amici”».

A partire dall’archiviazione dei numerosi documenti del Servo di Dio Padre Carlo, lasciati da fra’ Evaldo, dei quali, in oltre un mese di stanza, in convento, il frate ha avuto modo di dedicarsi insieme alle relazioni fraterne. «Non sono essenziale in nessun ambito ma ... eccomi tornato con i frati, a casa mia. Chiedo di ringraziare il buon Dio con me», ha concluso.

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