Nessuno vuole operarlo, ma il Policlinico di San Donato gli salva la vita

Con un intervento di 7 ore, la squadra del dottor Garatti sostituisce l’aorta a un 45enne

Nessun ospedale voleva assumersi la responsabilità di operarlo perché il suo quadro clinico era troppo delicato: presso il Policlinico San Donato è stata salvata la vita al 45enne Gianluca Brancato. Le sue traversie erano iniziate nel febbraio 2018 quando, a causa di un dissecamento dell’aorta, Gianluca, lavoratore autonomo della Brianza sposato con un figlio, è stato colpito da un ictus che gli ha comportato delle lesioni all’emisfero sinistro del cervello. Era un paziente in gravissime condizioni e sembrava che non potesse farcela, ma dopo tre settimane di terapia intensiva Gianluca ha riaperto gli occhi.

«Era come un vegetale - confida la moglie Ilaria -, io ho ricominciato da capo come si fa con i bambini quando si svezzano: andava accudito, aveva il sondino naso-gastrico e non interagiva». Dopo le dimissioni dal nosocomio collocato del centro più vicino al paese dove abita, il giovane paziente è stato trasportato in un centro di riabilitazione dove ha lentamente ricominciato a migliorare. Un recupero fisico che in realtà era solo apparente, perché la sua aorta, che gli ha causato l’ictus, nel frattempo era fortemente peggiorata dilatandosi da 3 centimetri a 7 centimetri. Pertanto solo l’intervento avrebbe potuto scongiurare l’epilogo peggiore. La moglie era venuta a sapere che c’è un centro specializzato in Emilia Romagna dove si è presentata con tutta la documentazione clinica di Gianluca. «Inizialmente mi avevano dato delle speranze - rivela -, ma mi avevano detto che per programmare l’intervento occorreva del tempo, pertanto io ho continuato ad andare avanti e indietro ogni 3 mesi con i referti, fino a quando nel novembre 2019 uno specialista mi ha reso noto che a suo avviso era solo questione di tempo perché mio marito era destinato a morire». Ma lei non si è arresa. Intanto aveva promosso un’iniziativa per sostenere i costi delle cure. Il caso fortunato vuole che un medico, il dottor Simone Sperati, vedendo la locandina affissa in una scuola privata di suore della Brianza, ha chiesto i riferimenti della famiglia che aveva promosso l’iniziativa ed è riuscito a parlare con Ilaria. «Lui mi aveva detto di non esitare a chiamarlo per qualsiasi cosa avessi avuto bisogno e quando io, nel momento più difficile, gli ho chiesto aiuto, lui mi ha messo in contatto con il cardiochirurgo Andrea Garatti del Policlinico San Donato».

A dicembre 2019 Gianluca arriva così nell’ospedale del Gruppo Rotelli dove il suo caso viene preso in esame da uno staff di specialisti. Il dottor Garatti osserva: «Gianluca aveva un quadro clinico molto complesso. Innanzitutto - fa presente - il paziente era diventato obeso, e questo poteva ridurre la possibilità di successo dell’intervento, pertanto con l’unità bariatrica lo abbiamo inquadrato in un percorso per dimagrire, inoltre c’era il pericolo che riportasse un aggravamento dei danni neurologici a cui si aggiungeva un rischio vascolare che abbiamo studiato attentamente attraverso una Tac angioplastica per vedere tutti i vasi sanguigni». Poi è arrivato il periodo del Covid nel corso del quale Gianluca ha atteso ha il momento dell’operazione stando a casa propria confortato dall’affetto della famiglia. E nel settembre scorso è finalmente entrato in sala operatoria. «Abbiamo rimosso l’aorta con l’aneurisma - fa sapere il medico -, che è stata sostituita con un tubo protesico: l’intervento ha richiesto quasi 7 ore ed è andato bene». Il dottor Garatti lancia quindi l’appello ai pazienti che faticano a trovare una soluzione per la loro patologia: «Siate tenaci nel cercare sempre di affidarvi a centri di cura altamente specializzati perché spesso è necessario un vero e proprio lavoro multidisciplinare di equipe: sul caso di Gianluca abbiamo lavorato insieme a neurologi, nutrizionisti, psicologi, esperti della riabilitazione e altre figure professionali che ci hanno affiancato per ottenere un risultato che è stato un lieto fine per tutti noi».

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