Nell’inchiesta nel Bresciano sui fanghi anche un dirigente dell’Aipo

Il funzionario e un geologo ex dipendente della Cre erano già stati inquisiti a Lodi

Compaiono anche due nomi già noti alle cronache giudiziarie lodigiane nell’inchiesta dei carabinieri forestali e della procura della Repubblica di Brescia su un presunto traffico illecito da 150mila tonnellate di fanghi da depurazione, quella parte solida che i depuratori di fogne e scarichi industriali non riescono a inertizzare e smaltire da soli, che sarebbero finiti nei campi del Bresciano, di altre province ma anche di Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo e Lodi per il tramite di contoterzisti che regalavano ai contadini sia la concimazione con ”gessi da defecazione”, uno dei possibili prodotti dei ciclo dei fanghi, sia un’aratura. Al centro dell’inchiesta, che ha portato al sequestro per equivalente di quasi 13 milioni di euro e a 15 indagati, c’è l’azienda Wte di Brescia. Un colosso che ritirava - facendosi pagare - i fanghi dai depuratori, anche di aziende pubbliche del ciclo delle acque - a prezzi concorrenziali. Secondo l’accusa perché invece di comperare calce per una prima miscelazione, farli maturare per mesi, e poi comperare anche acido solforico per la gessificazione, facendo quindi ancora una volta maturare il composto a lungo, si limitava a raccogliere in tre depositi il materiale e a farlo poi buttare nei campi, inserendo gesso invece di calce e ricorrendo ad altri “trucchi” e a false analisi in autocertificazione. L’Arpa in quei “gessi da defecazione” aveva trovato però metalli pesanti, dato che per risparmiare sull’acido solforico secondo l’accusa si utilizzava quello di scarto delle batterie auto al piombo, come zinco, stagno, idrocarburi, e poi anche policiclici aromatici, persino nichel, tutto sopra soglia. In quello che veniva sparso come concime e si cui si coltivano il mais per i maiali e il grano che finisce in tavola. Gli illeciti sono stati documentati dalla Forestale dal gennaio 2018 al 6 agosto del 2019.

I due nomi sono quelli di un alto dirigente dell’Aipo, che pare ora millantasse influenti amicizie in area Lega Nord, già finito inquisito e poi assolto a suo tempo nella Rifiutopoli lodigiana per i suoi incontri con i cavatori banini, e di un geologo che lavorava per la Cre all’epoca dell’inchiesta sui fanghi della polizia provinciale di Lodi, vicenda finita con numerosi patteggiamenti, e che ora risulta lavorasse per la Wte.

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