Nel territorio è un virus “a tre velocità”

Nel Sudmilano il Coronavirus ha colpito con un’incidenza tre volte inferiore rispetto alla Bassa

Il virus del covid-19 nel Lodigiano e nel Sudmilano ha finora colpito con tre velocità differenti. Emerge dall’analisi aggregata per aree omogenee dei dati dei positivi diffusi ogni giorno da Regione Lombardia, numeri che comprendono sia chi si è ammalato con sintomi gravi - il tipo di rilevazione più frequente nei primi giorni dell’emergenza - sia chi è risultato solamente positivo al tampone perché individuato a seguito del tracciamento di pazienti o di tamponi all’esito degli screening volontari, la tipologia predominante invece nelle ultime settimane. Stando ai dati regionali aggiornati alla settimana che si è appena conclusa, in tutta la provincia di Lodi, ormai poco sopra quota 3630 diagnosi, il numero ufficiale di contagiati, che può essere considerato indice di prevalenza, arriva all’1,57 per cento dei 230.607 residenti (dato Istat del dicembre 2019). All’interno del dato provinciale, la sola ex zona rossa di dieci comuni del Basso Lodigiano (Codogno , Casale, Castiglione, Maleo, Somaglia, Fombio, Castelgerundo, San Fiorano , Terranova e Bertonico, in rosso nella tabella a destra) si è attestata a circa 1220 casi, per un’incidenza sulla popolazione residente di 50.447 persone che è di quasi un punto percentuale più elevata della media provinciale, e arriva al 2,4 per cento.

Nel Sudmilano (in verde nella tabella a destra) limitatamente ai territori di cui storicamente si occupano le cronache de Il Cittadino (San Giuliano, Melegnano, San Donato, San Colombano, Mediglia, Peschiera, Paullo, Locate Triulzi, Pantigliate, Vizzolo, San Zenone, Dresano, Cerro al Lambro, Tribiano, Carpiano e Colturano) il totale dall’inizio dell’esecuzione dei tamponi, a fine febbraio, a oggi, resta di poco superiore a 1650 malati “ufficiali”, valore che, raffrontato con i 185.868 residenti totali, determina un indice di 0,88 diagnosi certe di covid-19 ogni cento abitanti, il che indica una diffusione della malattia di quasi tre volte inferiore rispetto all’ex zona rossa del Basso Lodigiano.

Il tasso medio nazionale è di 0,41, quasi 6 volte meno l’ex zona rossa, e quasi 4 volte meno la media della provincia di Lodi, ma il doppio della media del Sudmilano, dato ministeriale derivante da oltre 247.800 diagnosi totali su 60milioni e oltre 244mila residenti. I dati riguardano comprendono anche guariti e deceduti e non sono in relazione con le positività attuali o con l’evoluzione dei contagi nel corso del tempo.

Volendo fare dei paragoni con le province lombarde più vicine, il dato del Sudmilano appare di un 10 per cento superiore alla media di tutta la provincia di Milano, che è arrivata a contare circa 25.030 diagnosi per una popolazione di 3.279.944, determinando una prevalenza dello 0,76%. Il dato medio della provincia di Lodi è simile, anche se superiore anche in questo caso di poco più del 10 per cento, a quello di tutta la provincia di Bergamo, arrivata a superare i 15100 casi in una popolazione di 1.116.384 residenti, per una prevalenza dell’1,35%.

La media della sola zona rossa, nonostante la contiguità geografica, supera di circa il 25 per cento il dato di Cremona, che conta circa 6750 casi in una popolazione di 358.347 persone, per una prevalenza dell’1,88%.

Considerando l’evoluzione del tempo delle diagnosi, prendendo a riferimento quattro tra i maggiori agglomerati urbani per ciascuna fascia di territorio, si nota che a Castiglione d’Adda, centro legato alla famiglia del cosiddetto “paziente1” di Codogno e che tuttora spicca per prevalenza, il picco delle diagnosi si era verificato già entro la prima metà di marzo, per arrivare poi fortunatamente a una stabilizzazione e a un lieve incremento solo verso la metà di giugno, a Lodi l’incremento ha avuto invece un andamento costante fino alla metà di maggio, quando si è avviato a una stabilizzazione, a Melegnano i numeri sono rimasti bassi fino all’inizio di aprile, a San Giuliano il grosso dell’incremento delle diagnosi si è avuto tra la metà di marzo e la metà di aprile.

A “fotografare” una forte differenza nella percentuale di persone venute in contatto con il virus sono stati anche i test sierologici, con il 20% di Castiglione e il 5% circa di Carpiano.

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