«Nel Lodigiano quindici falsi braccianti»

Permessi falsi: polizia sulle tracce degli stranieri che hanno pagato

Sono almeno quindici le pratiche inoltrate alla prefettura di Lodi dalla 33enne P.T. con studio a Casale, falsa commercialista, per regolarizzare gli immigrati clandestini.

È quanto emerge dall’indagine svolta dalla squadra mobile della questura di Lodi, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di sei persone, fra cui due donne e tre stranieri, fra la Bassa, Milano, Melegnano, Crema e Bolzano. Secondo l’accusa i sei formavano una vera e propria associazione a delinquere, che nel giro di un anno e mezzo, fra il 2008 e il 2009, ha favorito l’ingresso in Italia di almeno 500 stranieri. C’erano due società di Orio Litta e Crema, attive solo sulla carta nel settore agricolo, con bilanci gonfiati per dimostrare grossi guadagni e giustificare così la necessità di manodopera; c’erano gli intermediari stranieri che tenevano i contatti con i Paesi africani, asiatici e sudamericani; e poi c’era la 33enne di Casale, con la sua impiegata di Melegnano, che si presentava come “commercialista” ai suoi clienti e che inoltrava le pratiche alle prefetture.

Ogni straniero, da quanto è emerso dalle indagini, doveva pagare almeno 6mila euro, che poi venivano divisi fra i vari soggetti coinvolti, per un giro di affari stimato in circa 3 milioni di euro.

Riguardo alla figura della donna, originaria di Chignolo Po, l’ordine dei commercialisti di Lodi precisa che «non risulta iscritta all’albo e quindi non può essere definita commercialista». «L’iscrizione è soggetta a normativa di legge - spiega Emilio Bruschi, presidente dell’ordine di Lodi -, serve un titolo accademico idoneo (economia e commercio), bisogna fare un triennio di praticantato e poi superare un esame di Stato molto selettivo».

Attualmente gli iscritti all’albo di Lodi sono 265, ma il presidente ammette che l’abusivismo «è una piaga». «Noi non riusciamo a sradicarla - aggiunge Bruschi -, sta agli utenti verificare se la persona a cui si rivolgono è affidabile o no, basta andare sul sito Internet www.odcec.lo.it e, nella sezione albo, inserire il cognome e verificare se è iscritto. La 33enne di Casale, per esempio, non risulta iscritta da nessuna parte. Noi possiamo solo fare la denuncia alle autorità quando li scopriamo».

Tornando all’inchiesta, comunque, la questura spiega che quando è stato scoperto il “sistema” architettato dalla banda per favorire l’ingresso in Italia degli stranieri irregolari, tutte le pratiche avviate nelle prefetture italiane che facevano capo a quelle due aziende di Orio Litta e Crema sono state “rintracciate” e bloccate.

Sono almeno quindici le pratiche inoltrate alla prefettura di Lodi dalla 33enne P.T. con studio a Casale, falsa commercialista, per regolarizzare gli immigrati clandestini

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