Negozi aperti anche domenica, a S. Angelo il commercio prova a resistere

L’ipotesi di nuove serrate tiene però in apprensione gli esercenti

Sarà anche perché nel “Dna” dei santangiolini c’è il commercio da sempre. Sarà perché le prospettive del prossimo futuro sono incerte e da giorni si affaccia all’orizzonte l’ipotesi di una nuova paralisi nazionale per fermare l’avanzata del virus. A Sant’Angelo è una “resistenza a oltranza” quella messa in atto da un nutrito gruppo di commercianti del centro, pronti a tenere aperto – se le norme lo consentiranno – sette giorni su sette le loro attività in centro storico. Dopo aver provato a tenere le saracinesche alzate nelle ultime due domeniche – in concomitanza con le prime serrate dei negozi all’interno dei centri commerciali, per l’ordinanza di Regione Lombardia - , la sperimentazione di numerose vetrine tra via Umberto I, piazza Libertà e via Madre Cabrini diventa forma stabile di attività, in risposta alla crisi generata dallo tsunami Covid-19.

Anche la scorsa domenica le vetrine di diversi negozi tra la passerella dello shopping di via Umberto I, la centralissima piazza Libertà, all’ombra di Castello Bolognini, ma anche via Mazzini e via Madre Cabrini sono rimaste accese, con un’adesione ancora maggiore rispetto alla prima puntata. «Ci siamo confrontati tra operatori e il riscontro è stato ottimo – spiega Manuela Cremascoli, della boutique EmmeSi di via Umberto I – : abbiamo visto la voglia nelle persone di venire a trovarci e di vivere la città. Insomma, la risposta della città c’è e noi proseguiremo e rilanciamo: sicuramente lo faremo fino a Natale e nel mese di dicembre valuteremo anche di tenere aperto il lunedì. L’apertura domenicale potrebbe anche essere una forma stabile di attività, passate le festività. Magari, se la situazione sarà migliorata, anche affiancando degli eventi».

«Noi ce la stiamo mettendo tutta – sono le parole di un’altra esercente, Francesca Devecchi di 1904 Ship Lift 42, sempre in via Umberto I - : questa domenica le persone sono uscite sapendo di trovarci, compiaciute di avere anche di passeggiare in una città diversa. È ovvio che si naviga a vista, ma un ulteriore lockdown ci penalizzerebbe ancora e quindi lo facciamo anche per il timore di ritrovarci di nuovo chiusi e senza aiuti. Ci chiediamo se è giusto quello che stiamo facendo, in un momento in cui si punta a limitare la circolazione, ma da noi si entra rispettando tutti gli standard di sicurezza».

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