Natale, arriva lo “sciopero dei compiti”

Si avvicina il Natale che già nelle scuole si respira aria di festa anche se stranamente a impensierire gli studenti sono gli insegnanti “ortodossi”, ovvero quelli che ritengono corretto non lasciare indietro nessuna occasione per far sentire il loro peso anche durante le vacanze. Come? Non far mancare ai ragazzi, durante il lungo ponte natalizio, momenti di studio e impegno. E allora che ti fanno? Giù compiti a gogò. Per questi insegnanti le vacanze sono solo una preziosa opportunità di studio. Che siano natalizie o pasquali, estive o invernali non c’è San Giuseppe da Copertino che tenga. Per loro c’è lo studio e nient’altro. Di pomeriggio o di sera, sole o nebbia, pioggia o neve, bisogna sempre studiare. «Studere, semper studere. Post mortem quid valere?» ero solito ripetere con gli amici da studente in simili circostanze. Pare che la parola d’ordine di certi insegnanti sia “schiattare”. Per questi insegnanti vale la regola che ogni pausa sopraggiunta e attesa deve trasformarsi in una lunga «agonia» che lo studente deve sopportare, impegnando le sue migliori energie nel fare i compiti assegnati. E’ bandito il tempo libero. Anzi. Perché non coinvolgere anche i genitori? Perché lasciarli tranquilli a godere momenti di relax di ritorno dal lavoro? Anche loro devono “schiattare”, impegnandosi, senza tregua, ad aiutare i figli a fare i compiti. E qui nasce il problema. Diverse sono le scuole di pensiero che a tal proposito dividono non solo gli insegnanti tra favorevoli e contrari ai compiti durante le vacanze, ma anche presidi e genitori. Al contrario i ragazzi sono tutti compatti. E non può essere diversamente. Per loro le vacanze sono vacanze, sono preziose occasioni per riposare e far riposare chi condivide lo studio quotidiano al loro fianco. Il confronto, in questo caso, avviene tra chi ritiene doveroso mantenere in esercizio la mente dei ragazzi anche durante le vacanze, e chi ritiene necessario garantire il diritto alla vacanza ritenuta la via maestra per tutelare il tempo libero degli studenti. E per contrastare adeguatamente chi lede questo diritto c’è chi ha pensato a una petizione, ovvero a una raccolta di firme per organizzare uno «sciopero dei compiti» in vista delle prossime festività natalizie. A promuovere questa originale iniziativa è Maurizio Parodi, preside e pedagogo, non nuovo a simili battaglie. E’ suo, infatti, il libro «Basta coi compiti! Non è così che s’impara» dove, tra l’altro scrive che «i compiti a casa sono inutili e dannosi», che insistere a dare compiti per le vacanze «sono un assurdo logico ancor prima che pedagogico», che insistere ad assegnare compiti a casa vuol dire «infliggere agli alunni e alle loro famiglie un onere molto gravoso». E così di questo passo. E tanto per essere chiari il nostro buon Parodi nel presentare un altro suo libro «Gli adulti sono bambini andati a male» ricorda ai genitori impegnati ad affiancare i figli nei compiti, che per farsi sentire bisogna ricorrere a «misure di protezione del minore, e autodifesa della famiglia». In che modo? Consegnando ai docenti una dichiarazione del diritto alla vacanza. Il modello della dichiarazione è proposto sul suo profilo facebook. Che sia un’esagerazione? Credo proprio di sì. A dargli manforte, però, non è solo l’Ocse secondo cui gli studenti italiani sono tra quelli di tutto il pianeta che passano più ore a casa a fare compiti, ma anche il Ministro Giannini che a margine del Consiglio Europeo tenuto recentemente a Bruxelles su «Educazione e giovani» ha avuto modo di affermare che «i compiti diminuiranno con la nuova scuola e non è male che i compiti diminuiscano, purché ci sia la compensazione di come la vogliamo». In altre parole, per il Ministro, ciò che va rivisto nella scuola è il sistema didattico oggi tutto imperniato sulle lezioni frontali e questo non può fare a meno dell’assegnazione dei compiti a casa. A salire sul banco degli imputati è dunque il nostro sistema didattico ancora oggi allineato al vecchio modo di insegnare che vede da una parte il docente in cattedra a spiegare, a preoccuparsi di andare avanti col programma e dall’altra il ragazzo a casa a studiare, a fare i compiti. Che quest’ultimo abbia o non abbia capito la lezione spiegata, secondo questa logica, poco importa. A casa avrà tempo e modo di approfondire da solo. E’ inutile dire che questa è una logica assolutamente sbagliata. In tal modo la responsabilità degli esiti del processo di apprendimento è solo ed esclusivamente del ragazzo e della famiglia. Agli insegnanti rimane solo la preoccupazione di andare avanti col programma e di lasciare ad altri la completa responsabilità di eventuali insuccessi. Personalmente non mi ritrovo in questa logica. Mi par di capire che la nuova scuola, auspicata dal Ministro, parte da una visione diversa di concepire l’aula, l’insegnamento, la metodologia. Idee molto interessanti, ma per arrivare a questi standard, che sono già di alcuni paesi europei, (vedi Svezia e Finlandia) occorrono strutture e attrezzature scolastiche adeguate e rispondenti ai modelli didattici ed educativi di qualità. Cosa che al momento ci sono, ma rappresentano una piccola percentuale nel panorama scolastico italiano. Le nostre attività didattiche sono ancora fondate sulla tradizione cattedratica con la conseguenza di vedere nei compiti una soluzione nell’approfondimento e nell’esercizio quotidiano. Ma tra questo e promuovere addirittura uno «sciopero generale dei compiti», come suggerisce il mio collega, mi sembra un tantino esagerato. L’eccesso è sempre un errore in cui un insegnante o un preside non dovrebbe mai cadere. Quindi eccedere nell’assegnare compiti durante le vacanze o durante un normale ritmo di studio quotidiano è sbagliato in quanto non garantisce la qualità dell’azione didattica. Anche in questo ci vuole moderazione. Del resto è anche giusto che in particolari periodi come quello natalizio, i ragazzi abbiamo un po’ di tempo libero da gestire in modo autonomo e responsabile sia pur con qualche sacrificio, alternando la giornata di riposo senza stress ad azioni di ripasso. Perché complicar loro la vita? Lasciamo che si gustino una fetta di panettone con il mascarpone in santa pace con parenti ed amici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA