Morto sull’Autosole tra Borghetto e Livraga per colpa dei cinghiali: «Cercate i colpevoli»

Una delle vittime si è opposta alla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Lodi per l’incidente mortale della notte del 4 gennaio 2019 innescato da un branco di cinghiali che aveva attraversato la carreggiata

Una delle vittime si è opposta alla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Lodi per l’incidente mortale della notte del 4 gennaio 2019 sull’autostrada del Sole tra Borghetto e Livraga innescato da un branco di cinghiali che aveva attraversato la carreggiata. Perse la vita un 28enne residente nel Modenese, Andrzej Slawomir Lombardi, nativo della Polonia, e dieci persone, tra cui una bambina di 8 anni e un bambino di 11, erano rimaste ferite, due in modo molto gravi.

Una prima auto, una Renault Espace con a bordo mamma papà e tre figli, aveva travolto i cinghiali, due adulti e un cucciolo, sbalzato nel campo a fianco, e si era poi fermata in corsia di emergenza. Subito dopo era arrivata una Renault Scénic sulla quale viaggiava una famigliola di quattro persone, che aveva investito le carcasse dei due cinghiali tra la prima e la seconda corsia, poi l’uomo al volante, esattamente come il primo automobilista, si era spostato nella corsia di emergenza. A quel punto, però, era arrivata la Volkswagen Polo del modenese che, dopo aver perso il controllo per evitare le carcasse dei cinghiali con una sterzata disperata, aveva travolto il conducente della Scenic, sceso per allertare i soccorsi, e si era schiantata con estrema violenza contro la Scenic, un impatto costato la vita al 28enne, rimasto schiacciato nel suo stesso abitacolo. Esclusa la perseguibilità dell’automobilista 28enne, rimasto vittima della parte di incidente da lui stesso provocata, la procura della Repubblica aveva disposto una perizia tecnica per chiarire se fosse stata qualche omissione di Autostrade per l’Italia, alla luce delle norme tecniche vigenti, a permettere che un branco di cinghiali potesse arrivare sull'autostrada, protetta da reti. Gli animali avrebbero scavato un varco sotto una delle reti.

Il consulente incaricato dal pm, l’ingegner Domenico Romaniello di Monza, aveva escluso responsabilità del gestore dell’autostrada: dalla sua perizia non erano emersi indici di incuria della recinzione che dovrebbe impedire il passaggio della fauna, e aveva “assolto” anche gli automobilisti, dato che non aveva stimato velocità di molto superiori ai 130 chilometri orari e comunque la mancanza di illuminazione, non obbligatoria sulle autostrade italiane, avrebbe impedito di avvistare le carcasse degli animali e anche gli animali stessi.

Resta un dato di fatto che dopo l’incidente, Autostrade abbia effettuato un giro di manutenzione sulle recinzioni della tratta.

Ieri l’avvocato Maurizio Motta di Lodi ha chiesto al gip Francesco Salerno di far riaprire l’inchiesta per omicidio colposo e lesioni colpose plurime che la Procura ha archiviato. La memoria di opposizione è stata illustrata a lungo, e probabilmente già settimana prossima il giudice deciderà se rimandare gli atti alla Procura o se disporre una nuova e diversa consulenza tecnica.n
C. C.

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