Monsieur Poujade, chi era costui?

Per ricordarsi direttamente di lui bisogna avere i capelli grigi e una passione per la politica coltivata sin dalla prima giovinezza. Io posseggo ambedue i requisiti e provo dunque a raccontare qualcosa di Monsieur Pierre Poujade. Classe 1920, ultimo dei sette figli di un architetto morto prematuramente, il giovane Pierre dovette abbandonare gli studi e procurarsi da vivere avviando una piccola attività commerciale in un villaggio della Francia profonda. Erano i primi anni Cinquanta e la Francia, pur avendo vinto la seconda guerra mondiale, se la passava piuttosto male. La Quarta Repubblica soffriva infatti di continue crisi di governo, l’immenso impero coloniale si stava sgretolando – basti ricordare la guerra d’Indocina e la rivolta d’Algeria - , la moneta nazionale, il franco, perdeva continuamente valore e nella popolazione montava il malcontento contro il crescente peso fiscale dovuto alla fragilità del sistema politico-economico. Il Poujade balzò improvvisamente agli onori delle cronache nel 1953, quando mise letteralmente alla porta del suo negozio gli ispettori del fisco, dicendo che lui di soldi allo Stato (a quello Stato) non ne voleva più dare. Fu un contagio: la protesta si estese a macchia d’olio in tutto il Paese, soprattutto tra i commercianti e gli artigiani, che al pari di Poujade si sentivano ingiustamente tartassati. Ne nacquero dapprima un movimento spontaneo di confusa protesta, poi un partito vero e proprio denominato Unione di Fraternità Francese (UFF). Alla primitiva rivolta fiscale, nell’UFF si vennero aggiungendo l’antiparlamentarismo (oggi diremmo l’antipolitica), l’esaltazione della “sana” piccola impresa contro la grande industria “malata”, la rivendicazione dell’identità della “Casa Francia” polemicamente contrapposta alle incipienti aperture europeiste. Un altro tratto caratteristico del poujadismo fu il disprezzo per gli intellettuali (era allora la Francia di Sartre e dell’esistenzialismo) in nome della saggezza di cui sarebbe stato depositario il classico uomo della strada semplice, onesto e laborioso. Ce n’era abbastanza per ottenere un boom di consensi. Ad onta del proclamato odio verso i partiti, il parlamento e la politica in generale, l’UFF debuttò alle elezioni del 1956 ottenendo una brillante affermazione con il 12 per cento dei voti e 52 deputati all’Assemblea Nazionale. La situazione della Francia si risolse nel 1958, quando il parlamento chiamò alla presidenza della repubblica il generale Charles De Gaulle, prestigioso artefice della resistenza e della vittoria francese contro i nazisti. Nel giro di pochi anni l’energico militare, sempre rispettando i valori democratici, liquidò l’indifendibile impero coloniale, cambiò la moneta (cento vecchi franchi per uno nuovo) e soprattutto ricostruì dalle fondamenta l’edificio costituzionale trasformando la Francia in una repubblica presidenziale sorretta a tutti i livelli da un ssistema elettorale uninominale a doppio turno, il che ridiede al Paese la necessaria governabilità. Insomma, De Gaulle fondò la Quinta Repubblica, quella che ancora oggi vediamo.Con la stabilità politica arrivò anche quella economica e il poujadismo come partito si eclissò. Il fondatore cercò comunque di restare alla ribalta, ma con scarsi successi (morirà quasi dimenticato nel 2003). Assai più fortunato fu invece un suo giovane deputato, tale Jean-Marie Le Pen, classe 1932, che tenne vive le istanze iniziali del poujadismo e le arricchì di contenuti sempre più orientati verso la destra nazionalista, antieuropeista e xenofoba. Nel 1972 Jean-Marie Le Pen fondò, in continuità morale con l’UFF, il Fronte Nazionale, che si dotò di un simbolo raffigurante una fiamma tricolore (bianco, rosso e blu) del tutto simile a quello dell’italiano e post-fascista Msi. Nell’arco dei successivi trent’anni il FN crebbe sino a portare Jean-Marie Le Pen nel 2002 nientemeno che al turno di ballottaggio per le elezioni presidenziali contro il moderato Jacques Chirac, che poté vincere solo grazie all’apporto dei socialisti in una sorta di grande coalizione. Ed oggi il Fronte Nazionale, guidato dalla figlia Marine Le Pen, è ben presente con i suoi numerosi elettori e con i suoi inconfondibili slogan sulla scena politica d’Oltralpe.Ho voluto ripercorrere sinteticamente la storia del poujadismo e della sua eredità perché costituisce un caso esemplare di come l’antipolitica, pur giustificata in origine, finisca a destra, una certa destra. E se qualcosa del genere si stesse preparando anche nell’Italia di oggi?

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