MELEGNANO Luigi Bianco, una vita a consegnare la posta

Oggi 92enne, arrivò in città nel 1954 da Salerno e nel 1981 finì allo sportello di Dresano: «I rapinatori puntavano sempre la pistola contro di me»

In occasione dei 160 anni delle Poste festeggiati proprio oggi, il 92enne Luigi Bianco racconta così la sua vita da portalettere, che l’ha visto impegnato a Melegnano dal 1954 al 1967 prima di spostarsi tra Dresano, Vizzolo e Casalmaiocco sino alla pensione arrivata nel 1991. «In partenza da Milano e diretta a Roma, il 5 maggio 1962 fece tappa anche a Melegnano la storica diligenza trainata dai cavalli celebrativa dei 100 anni delle Poste, che accogliemmo con tutti gli onori nell’ufficio postale della città - afferma scavando nei ricordi del passato -. Allora non esistevano le cassette della posta, ma c’erano le contrade in dialetto meregnanin: via Castellini era la Contradalunga, dove si trovava anche la famosa Curt di Angiul, via Monte Grappa era invece il Mulin rut. Ma io arrivavo da Salerno e non capivo una parola, dopo un mese ero a dir poco disperato». Residente inizialmente a Zelo Buon Persico, dove un fratello lavorava in Comune, il giovane Bianco percorreva ogni giorno quasi 40 chilometri in bicicletta per raggiungere il posto di lavoro. «Con i melegnanesi che sin subito mi fecero sentire parte di una grande famiglia, ben presto mi ambientai nella realtà locale, dove tutti mi chiamavano semplicemente “Luigi” - sono ancora le sue parole -. Sono stato il primo a portare la posta nelle cascine sparse per il territorio, gli anziani mi facevano la delega per ritirare i soldi delle pensioni, tempo pochi mesi e conoscevo già i nomi di tutti a memoria».

Neppure la pioggia e la neve fermavano Bianco, che era solito sfrecciare in sella all’amata bicicletta per le strade della città.

Nel 1981 Bianco arrivò a Dresano, dove iniziò una carriera in ufficio, allo sportello. La sua fu una carriera costellata di rapine: sette in pochi anni. «Ero il più vecchio e mi scambiavano per il direttore - ricorda - e così i rapinatori puntavano sempre la pistola contro di me»,

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