«Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo chiede lo so. Se devo spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più». Parole sante. E in effetti sono parole riprese dalle «Confessioni» di Sant’Agostino che personalmente ritengo molto vicine a una delle tipologie che i ragazzi si sono trovati di fronte con la prima prova di Italiano. Difficile trovare un legame tra Il Santo di Tagaste e Montale, eppure entrambi si sono cimentati anche con “il tempo”, in modi e in epoche diverse. Ma andiamo *preside dell’Istituto per gradi e cerchiamo di capirci qualcosa sulla prima giornata della maturità della nuova era digitale. Per la prima volta l’apparato dell’Istruzione si è cimentato con l’organizzazione affidata alla tecnologia. Con l’anno in corso è partito l’esame telematico e, per fortuna degli addetti all’operazione o per sfortuna di quanti puntavano al flop per sghignazzare dietro le quinte, tutto è andato bene. All’ora stabilita le scuole erano connesse con il Ministero da dove è partita la complessa macchina organizzativa, ma questa volta senza nessun intoppo. Un avvio puntuale e convincente che non ha offerto alcun elemento di preoccupazione così come, invece, è stato per i giorni che hanno preceduto la prima prova. Tutto è andato liscio con buona pace di chi si aspettava un debutto al cardiopalma. Al Ministero avranno tirato un sospiro di sollievo, assistendo alla sconfitta dei temuti hacker pronti a decriptare le chiavi di accesso. Ma torniamo al giorno tanto atteso dagli studenti. Non appena resi noti i testi molte le facce preoccupate. Le prime due tipologie non lasciavano presagire nulla di buono. Montale e un certo «Labirinto» creano ansia e scompiglio tra i maturandi. L’ambito Artistico-Letterario della tipologia B, per esempio, è da capogiro. L’argomento? Il «Labirinto» con Picasso, Pollock ed Escher (roba da impazzire). A mitigare, in parte, l’ansia da esame, ai tre dipinti seguono dei documenti scelti apposta per far venire il mal di testa visto che spaziano da Ludovico Ariosto a Luis Borges, da Italo Calvino a Umberto Eco. Mi son chiesto. Ma non potevano cercare altrove? Personalmente di «Labirinto» ricordo quello di Cnosso con Teseo e il Minotauro affrontato e ucciso con l’aiuto di Arianna. Ma sono due visioni culturali profondamente diverse, probabilmente troppo distanti da quelle offerte in riflessione ai maturandi. Non è andata meglio per la tipologia A. L’analisi del testo, infatti, avrà fatto venire il mal di pancia a più di un candidato che forse sperava in qualcosa di meglio. In questo caso a preoccupare è stato il concetto di come «Ammazzare il tempo» secondo Montale. Un testo del 1966 che ha messo i ragazzi di fronte a uno dei grossi problemi di ieri e di oggi. Come e cosa fare per vivere il tempo in una dimensione costruttiva senza che esso possa rivelarsi un’occasione vuota? E ancora. Come sentire l’ozio e come vivere l’esigenza dei nuovi bisogni inutili da armonizzare con la necessità del lavoro? Un bel dire. Ecco perché ho trovato nell’undicesimo capitolo delle «Confessioni» di Sant’Agostino l’occasione per darmi una risposta. La mia risposta è che non so dare una risposta. Non vorrei essere nei panni dei ragazzi. Per fortuna che qualche Santo in Paradiso ha illuminato la mente di chi ha preparato le tracce, dando la possibilità ai ragazzi di cercare negli altri ambiti la possibilità di esprimere pareri e opinioni. Molti si sono rifugiati in qualche altra tipologia, lasciando il «Labirinto» a chi ama perdersi nelle proprie opinioni e Montale a chi è alla ricerca del tempo perduto. E’ pur vero che con Montale merita più rispetto e così che la risposta è nella stessa domanda, tant’è che leggendo tutto il brano emerge qua e là una qualche presa di posizione del poeta che in questo caso si presenta come un attento osservatore della società. E in effetti il brano è degno di attenzione e per certi versi è attuale quando associa la questione tempo a quella molto sentita oggi del lavoro. Ma trovo che la questione lavoro abbia una ben altra dimensione che non quella di associarla alla questione tempo così come appare nel brano del poeta. Il concetto di come ammazzare il tempo può esporsi a molteplici accezioni. Uno delle quali è l’ozio che tuttavia potrebbe avere una diversa lettura. «Otium» visto come opportunità che si frappone al «Negotium» (nec otium), visto come assenza della stessa opportunità. Di qui la convinzione di certi adulti nel descrivere come una semplice perdita di tempo il periodo che i ragazzi trascorrono davanti a un computer. Eppure per i ragazzi il computer è invece, un’opportunità da cogliere per entrare in una diversa dimensione che coincide con la sete di abbracciare il mondo sempre meno distante, sempre più collegato. Gettonatissimo l’ambito socio economico. Gli argomenti presentati si sono prestati ad ampio raggio a riflessioni e composizioni rassicuranti. «I giovani e la crisi» e la massima di Paul Nizan sono stati senza ombra di dubbio gli argomenti più scelti perché sentiti più vicini alle problematiche dei giovani. E come dar loro torto. Non c’è famiglia che non debba fare i conti con una micidiale visione della vita, non c’è giovane che non debba fare i conti con se stesso. E se la mancanza di lavoro così fortemente generalizzata, getta nello sconforto l’intero nucleo famigliare, la presa di coscienza di sè stessi getta nel panico chi deve fare i conti con la propria identità. Di riflesso tanti giovani sentono in modo intenso il peso dei problemi che da una percezione sociale passa a un più ristretta e personale visione esistenziale. La consapevolezza del proprio ruolo e la paura per il futuro sono specifiche debolezze che gettano nell’incertezza anche i più impavidi. La loro prima preoccupazione è come sbarcare il lunario, come rendere creativa una situazione sociale remissiva, privata di tanti sbocchi che fino a qualche anno addietro non conosceva limiti. In una simile visione esistenziale parlare di tempo da ammazzare è una forzatura. Loro non vogliono ammazzare il tempo, al contrario, loro vogliono far vivere il tempo con la disponibilità, la voglia di fare, la fantasia. Loro il tempo lo vogliono avere come alleato, il solo modo per restituire dignità a sè stessi e senso in quello che si andrà a fare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
     
             
            