MALEO Non c’è Internet e l’ambulatorio dei quattro medici rimane chiuso

Il servizio sarebbe dovuto partire a giugno, installata solo ieri la rete

L’assenza del collegamento Internet ha fatto slittare l’apertura dell’ambulatorio unico di Maleo negli spazi di via San Francesco. Lo studio di “medicina di gruppo” infatti avrebbe dovuto aprire fra fine maggio e inizio giugno, ma, senza rete, era impossibile per i camici bianchi garantire tutti i servizi, collegandosi al portale Ats, e condividere i dati dei pazienti fra un medico e l’altro. Così il progetto dell’ambulatorio unico è rimasto al “palo”. La svolta però è arrivata proprio ieri con l’invio del tecnico e l’installazione della linea: l’innovativo progetto di “Medicina di gruppo” dunque potrà finalmente partire, nei prossimi giorni, in tutta serenità. In questo periodo comunque i cittadini non hanno subito disservizi: la popolazione in carico a ogni singolo medico ha continuato a recarsi presso i rispettivi ambulatori.

A Maleo infatti negli spazi comunali di via San Francesco, 4 medici di medicina generale, hanno scelto di lavorare insieme, a rotazione, 6 ore al giorno per 5 giorni alla settimana con visite attive dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, e attività di segreteria attiva durante la settimana dalle 8 alle 12 e dalle 15 alle 17 grazie a due figure amministrative. Il progetto, denominato “Medicina di Gruppo”, coinvolge i dottori Angela Alberini di Maleo, Pietro Belloni di Corno Giovine, Dario Caracci di Castelgerundo e Giuseppe Mancini di Codogno che, pur mantenendo attivi i loro ambulatori nei singoli territori, hanno scelto di fare squadra, in sinergia con Ats e Comune. Il piano prevede che i pazienti facciano sempre riferimento al loro medico di famiglia, ma in caso di necessità (una visita urgente, un adempimento burocratico) il singolo paziente possa rivolgersi anche a uno degli altri medici che in quel momento è in servizio all’ambulatorio unico. I dottori infatti condividono in rete i dati, dunque nessuno dei loro pazienti risulta un “perfetto sconosciuto” dal punto di vista clinico.

Questo progetto garantisce una risposta reale ai bisogni delle persone e rappresenta un esempio di medicina territoriale concreta, frutto della volontà innanzitutto dei medici (con Ats) e del Comune che ha anche messo a disposizione i locali, rinnovandoli.

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