Mai arrendersi alla logica delle armi

La presidenza diocesana di Azione Cattolica, nell’incontro del 28 marzo scorso ha svolto una riflessione sul conflitto in Libia, conflitto al quale anche l’Italia sta attivamente partecipando. Dall’incontro è scaturita, oltre che una forte preoccupazione per le persone coinvolte, in particolare per i più deboli e indifesi, altresì la volontà di esprimere con le parole e il gesto disarmato della preghiera la speranza che le armi tacciano e si affermino le ragioni della diplomazia e della solidarietà. La presidenza ha quindi formulato un testo che di seguito pubblichiamo.

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Come Azione Cattolica della diocesi di Lodi, di fronte alla violenza che si è scatenata in Libia e di fronte alle inquietudini che attraversano le nazioni del Mediterraneo, vogliamo ribadire alcune convinzioni e speranze.

o Non vogliamo arrenderci alla logica delle armi: non sono e non possono essere la soluzione dei gravi problemi che abbiamo davanti, ma non fanno altro che creare violenza, morte, oppressione e risentimento.

o Siamo dalla parte di chi soffre, nessuno escluso. Crediamo che come esseri umani e come credenti siamo chiamati a condividere tutte le sofferenze, a stare accanto alle persone, che vanno considerate come tali, senza etichette quali “profughi”, “clandestini” e così via.

o Chiediamo che la comunità internazionale si impegni attraverso forme non violente a sostenere e riconoscere i legittimi diritti di ogni popolo alla autodeterminazione: occorre che la comunità delle nazioni sostenga l’anelito di liberazione del popoli nord africani cosi’ come di ogni altra comunità indebitamente oppressa

o Crediamo che oggi ciascuno di noi riceva un grave appello all’accoglienza. Questa scelta ci coinvolge come comunità civile, oltre che come comunità cristiana, e nessuno può semplicemente delegare alla buona volontà di qualcuno questo impegno di accogliere le persone e di offrire loro un’opportunità di riscatto. Non possiamo accettare il pressapochismo che emerge in questi giorni, tanto meno considerazioni di convenienza o animate dalla paura.

o Chiediamo a ciascuno di assumersi le proprie responsabilità, non solo per quanto riguarda il presente, ma anche di fronte a un passato che ha visto acquiescenza quando non vera complicità nei confronti di chi oggi è considerato un tiranno sanguinario ma fino a pochi mesi fa era chiamato amico dell’Italia. E questo avveniva nonostante si sapesse e fosse documentata la continua violazione dei diritti umani fondamentali perpetrata nei confronti dei cittadini libici e verso i profughi e gli immigrati che transitavano in Libia.

o Quel che è avvenuto in questi giorni, con l’intervento di una comunità internazionale frammentata e disorientata, sembra essere un tardivo rimedio a crudeli violenze. Però ci sono tante cose che vorremmo comprendere meglio. Ad esempio: come il popolo libico sta considerando l’intervento aereo delle nazioni occidentali? Qual è la struttura sociale tradizionale in Libia e quanto le dinamiche e le rivalità tra tribù giocano in questo conflitto? Qual è la struttura sociale tradizionale e quanto le dinamiche e le rivalità tra tribù giocano in questo conflitto? Dopo l’intervento aereo si sta già meditando l’invio di truppe di terra? In quali condizioni? Chi sta arrivando sulle nostre coste, con quali motivazioni e in quali condizioni? Il reclutamento di centinaia, migliaia di giovani dell’Africa subsahariana per essere spediti al fronte dei combattimenti che cosa significa nei rapporti tra i popoli nordafricani e i popoli del resto del continente?

I mezzi di comunicazione non ci stanno aiutando a comprendere queste e molte altre cose, e riteniamo necessario approfondire la verità di questo conflitto, anche intavolando concreti dialoghi con chi proviene dalle nazioni coinvolte e vive tra noi magari da anni e pienamente inserito nel nostro tessuto sociale.

o Vogliamo ribadire lo spirito e la lettera dell’articolo 11 della nostra costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Non si infrange il patto fondamentale tra i cittadini, pena l’introduzione nel corpo della nazione di pericolosi veleni.

Alla luce di quanto sta avvenendo vogliamo invitare tutti gli aderenti all’Azione Cattolica di Lodi e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a prendersi un impegno personale di preghiera rivolta al Dio della pace affinché presto gli uomini coinvolti nel conflitto trovino la via della pace, della riconciliazione, del rispetto della dignità delle persone, nessuno escluso.

Anche a livello comunitario vogliamo creare occasioni di preghiera e di riflessione. Gli aderenti dell’AC attraverso le associazioni territoriali si facciano quindi promotori di momenti di preghiera comunitaria presso le proprie parrocchie e considerino la partecipazione all’iniziativa “In stato di accoglienza” - preghiera, riflessione e testimonianza con Pedro Di Iorio, responsabile SAI (servizio accoglienza immigrati) della Caritas Ambrosiana - promossa dall’associazione nel vicariato di Spino d’Adda il prossimo 7 aprile.

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