Ma peggio di così non poteva andare

Due i vincitori, due gli sconfitti. Da una parte Berlusconi e Grillo, dall’altra Monti e Bersani. A monte ci stanno gli italiani, che non ne possono più. In nove mesi hanno perso il lavoro in 640mila. Nel solo Lodigiano i disoccupati sono diciassettemila. Un giovane su tre è a casa senza far niente, ci sono fior di laureati disposti a fare le pulizie nei supermercati pur di guadagnare 500 euro al mese. Le Caritas hanno triplicato in un anno il numero dei pasti distribuiti alle mense del povero, parrocchie e volontari confezionano pacchi di generi alimentari, e a ritirarli non ci vanno più solo gli immigrati, ma gli italiani. È di pochi giorni fa la notizia che le aziende cercano di farsi prestare i soldi dalle banche per riuscire a pagare le tasse, che hanno raggiunto livelli impossibili e che finiranno per strangolare ulteriormente le imprese.In questa situazione siamo andati alle elezioni. Con una legge elettorali che i partiti non hanno voluto cambiare perché faceva loro comodo, con il medesimo altissimo numero di deputati e senatori satolli di diarie, prebende e rimborsi spese da favola. Impassibili davanti agli scandali che hanno travolto il mondo politico, in una rinnovata tangentopoli che non sembra avere mai fine. Così la gente è tornata a votare da una parte Berlusconi, nella speranza di portare a casa un taglio delle tasse e nell’auspicio di farsi rimborsare l’Imu. E i giovani, e non solo quelli, hanno fatto quadrato su Grillo, dando un calcio alla vecchia politica ammuffita. I vincitori sono loro due, Berlusconi e Grillo. Così diversi tra loro, così agli antipodi. Il primo che era dato per morto da tutti i sondaggi, il secondo che veniva dileggiato dai politologi salottieri. Invece sono stati uno tsunami.I due sconfitti. Monti e Bersani. Il primo che con le tasse ha spremuto l’Italia come un limone senza riuscire a innescare la crescita, con un austerity che ha messo in ginocchio l’economia e con qualche sua ministra che oltre a sbagliare i conti avrebbe dovuto almeno farsi un bagno di umiltà prima di aprire la bocca. E poi Bersani, appiccicato a sinistra verso Vendola in un momento nel quale gli elettori non hanno dato neppure a Ingroia i voti necessari a entrare in parlamento. Bersani che avrebbe fatto bene a rimanere nelle quinte, lanciando nella mischia l’unica possibilità di vittoria che aveva in tasca: il sindaco di Firenze. Invece Renzi è stato buttato alle ortiche insieme a un successo del Pd che con il giovane “rottamatore” avrebbe potuto essere sicuro.Dalle urne è uscito il caos più assoluto: la camera di un colore e il senato di un altro, con un governo difficile da formare e da tenere in piedi, e tra poche settimane questa variopinta armata brancaleone dovrà trovare anche i numeri per eleggere il nuovo presidente della Repubblica.Non è finita, perché tra poche ore inizierà lo spoglio delle schede delle elezioni regionali. Qualora in Lombardia dovesse vincere Maroni, verrà costituita – questo è nelle intenzioni della Lega – una macroregione insieme a Veneto e Piemonte, che finirà per dare altro filo da torcere a chi governerà il parlamento. Il caos era nell’aria, ma i politici non se ne sono accorti e nessuno sa cosa succederà ora. Pensare a un ritorno alle urne, anche solo per il Senato, potrebbe far schizzare il movimento di Grillo davvero fino alle stelle. L’ingovernabilità è dietro l’angolo e questo è terribile per un Paese soffocato dal debito pubblico e in forte recessione. Peggio di così non poteva andare. Almeno per l’Italia.

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