Non è una bella città. Almeno non lo è più, a dispetto di tante situazioni di vanto che l’hanno gratificata in passato. Parlo di Codogno, della mia città, di quella città alla quale ho dedicato tanto del mio tempo, con passione ed entusiasmo, nei miei anni di gioventù e della maturità come esponente di Partito e come amministratore. Ora che il tempo va per me declinando ed ho lasciato ad altri, più in vigore fisico e di spirito, ogni responsabilità, mi rimane più tempo per guardarmi d’attorno e m’appare una città impigrita, immobile, disadorna, un po’ pasticciona e disordinata. Una città ancora però vivace e piena di tante energie, organizzate da un generoso volontariato meritevole ed encomiabile, anche al di là del fatto che il valore aggiunto alla comunità è assunto come dovuto e non come e non come scintilla da coltivare per farne origine di un grande fuoco rigeneratore. Serve, supplisce alle carenze della pubblica iniziativa, ma pecca nel non scalpellare le incrostazioni di una comunità arrugginita e con poca propensione a mettersi in discussione.Sul fronte dei Partiti politici il motore va a basso regime di giri, quasi spento. Dai Movimenti non giungono più idee e stimoli: da destra silenzio, o solo un lieve brusio, come sempre, dopo che anche la Lega si è stancata di “sparare” su negri e zingari; a sinistra, più nulla, spento anche il coro un tempo possente degli arruffapopolo presuntuosi e caciaroni, armati del verbo marxista integrato dal rosso libretto di Mao. Non sto parlando di preistoria politica, ma di un recente tempo passato, che vede ancora, silenti o muti sulla scena cittadina, personaggi che dianzi, pontificando, promettevano passaggi palingenetici verso un felice futuro.Piove, piove sulla città da tempo, piove su una città di antichi palazzi pubblici e privati grondanti e fradici. Piove su quelli pericolanti e precauzionalmente chiusi, su quelli nuovi e già infiltrati d’acqua. Si riempiono a lago le pozze di strade dissestate, e da anni non riassettate da amministratori cassati nell’ultima tornata elettorale e neglette dai nuovi per mancanza di risorse. Piove e le grandi arterie si allagano anche perché nessuno si cura delle elementari pulizie da fare sui colatoi. Il panorama è desolante. Un amico, firmandosi, mi ha scritto qualche tempo fa, lamentando le manchevolezze della nostra amministrazione, che tante speranze aveva suscitato e che ancora conserva tante potenzialità. “Ho guardato le strade allagate”, mi ha scritto E.P. “ed ho pensato che il disagio è notevole, anche se non drammatico. Ma la capacità di rispondere ai grandi bisogni di una comunità si percepisce là dove si sanno dare risposte agli elementari disguidi. Così non sembra essere”.Non disperare è d’obbligo, ma con realismo prendere atto della situazione e pubblicarne la foto serve a far riflettere chi di dovere.Il nostro giornale aveva salutato con soddisfazione l’accordo tra forze moderate e di sinistra raccoltesi sotto il motto di “Codogno Insieme” non più tardi di tre anni orsono. Se n’era fatto anzi promotore, patrocinando l’assemblea (molto partecipata) di organizzazione della lista elettorale poi uscita vincente nell’ultima tornata. Non rimpiangiamo il lavoro fatto. Rifaremmo l’ ”endorsment”, come oggi si chiama, consci di avere fiancheggiato candidati seri e credibili, ma rivendicando, come siamo qui a fare, il diritto di critica e di stimolo costruttivo ad una Amministrazione che, partita con buoni propositi, sembra navigare verso acque pericolosamente basse. La crisi economica ed i lacci del “patto di stabilità’” rallentano l’azione locale, come quella di tutte le amministrazioni, ed il rischio che i guai comuni diventino alibi e concause dello spegnimento di coraggiose iniziative di “imprenditoria pubblica” è incombente. La missione di realtà territoriali come la nostra è invece, di questi tempi, quella di uscire con coraggio e proposte di attualità dai nostri confini verso le realtà a noi vicine, per organizzare servizi in comune in una dimensione più consona al tempo ed alla situazione economica. Restare nel recinto non serve più a Codogno e Codogno non serve più al territorio.Non è una sfida nuova. E’ una situazione che Codogno ha già affrontato in passate crisi dalle quali è uscita positivamente, integrando le sue potenzialità e la sua storia con quella delle vicine comunità, alle quali ha riconosciuto, essendo ricambiata, positività e meriti, in iniziative che hanno difeso una realtà territoriale “periferica”, ma degna di grande rispetto.
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