L’uso strumentale delle religioni e il “valore” della sapienza

L’editoriale di Elena Bulzi

Tra le tantissime mail che mi hanno investita con le loro raffiche incessanti durante i mesi del lockdown, ai primi di maggio ne ricevo una da parte di due ragazze di una seconda media: “Prof, noi avremmo pensato di farlo davvero il compito, non solo di simularlo. Cosa dice se la invitiamo sabato alle 11.30 per un incontro su zoom in cui proviamo ad avviare il dialogo interreligioso? Avremmo pensato di invitare altre nostre amiche, però non della nostra scuola!”. Cosa devo dire? Certamente che ci sono! E gioiosamente ci sono: quando mai si assegna un lavoro, sia pur pomposamente chiamato “compito di realtà”, e due studentesse lo vivono così intensamente da voler organizzare davvero un incontro in diretta su piattaforma virtuale e di sabato, per non avere problemi di sovrapposizioni didattiche? Mi sembra talmente bello che stento a crederci, invece è proprio accaduto: splendido esempio di sapienza adolescenziale!

Il desiderio di dialogo, del resto, come un fiume carsico che attraversa la vita dei credenti di fedi diverse, affiora sempre, in ogni epoca, con la freschezza delle sue acque.

Un posto d’onore a questa freschezza l’avevo riservato a scuola al “Documento sulla fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. Mi sembra doveroso far assaggiare, sia pur a piccoli bocconi, adatti al loro palato di adolescenti, un documento tanto straordinario quanto - mi pare - poco conosciuto ed ancor meno rilanciato: si tratta infatti di un bellissimo testo condiviso e firmato dai due esponenti di riferimento del mondo cristiano cattolico e di quello musulmano (anche se, come è noto, nell’islam non c’è un’unica autorità riconosciuta). Non era mai accaduto prima d’ora! Francesco ed Al Tayyeb, con sapienza sintonica, decidono di lanciare in alto il desiderio che entrambi custodiscono: “Invitare tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme”, pur nella triste e purtroppo lucida consapevolezza che “l’estremismo religioso e nazionale e l’intolleranza hanno prodotto nel mondo, sia in Occidente sia in Oriente, ciò che potrebbe essere chiamato i segnali di una «terza guerra mondiale a pezzi»”.

Vorrei che i ragazzi assaporassero la forza di questo desiderio, capace - chissà! - di accendere anche quello che vive in loro, e che troppo spesso viene soffocato da proposte di respiro corto e quindi capaci solo di togliere il respiro. Devono sapere che qualcuno sta sognando con loro, altrimenti offriamo solo triti ed ipocriti moralismi: i giovani (e anche meno giovani) non ne possono più.

In questi giorni leggo invece che Erdogan, presidente della Turchia, sprezzante di qualunque dialogo, ed anche di qualunque sapienza, ha deciso di far tornare moschea quel gioiello di Istanbul che è santa Sofia (cioè proprio la santa Sapienza). Purtroppo la religione non c’entra nulla, ma, come troppo spesso accade, viene strumentalizzata per biechi giochi di potere.

Cosa potrò dire alle mie ragazze a settembre? Come mostrare loro quella “sapienza [che] viene dal Signore e con lui rimane sempre”, come dice il Siracide, quando vedo poi anche le parole, espresse da papa Francesco al riguardo, slogate da certa stampa nazionale? Il papa ha espresso infatti la sua tristezza domenica all’Angelus: “Penso a Santa Sofia, e sono molto addolorato”. Alcune testate nazionali, riprendendo la frase, affermano che il papa “batte un colpo contro l’islam”, mentre altre sentenziano che il dolore del papa è legato al fatto che santa Sofia non sia diventata una chiesa! “Quanto è difficile per lo stolto la sapienza” chiosa il Siracide.

Tutti questi sono modi per abusare delle religioni, per stuprarle, riducendole a carne da macello da gettare in pasto ad estremismi nazionalistici, che, sprezzanti di qualunque buon senso, vogliono solo brandelli di potere da azzannare e da issare come macabri trofei.

Cosa potrò dire a settembre? Potrò in ogni caso cercare ancora di accompagnare il pensare dei ragazzi, aiutandoli anche a vedere che il bene di tutti e quindi di ciascuno è calpestato da chi dovrebbe averne cura. Soprattutto però potrò spronarli ancora a continuare a cercare persone custodi di desideri grandi e “nel cui territorio [la sapienza] possa risiedere”.

Dobbiamo però essere in molti ad accompagnarli in questa ricerca, altrimenti i nostri ragazzi soffocano.

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