Luce spenta sui pannelli e sugli affari

Il settore del fotovoltaico in Italia è alla paralisi. Letteralmente. La decisione governativa di rivedere il sistema di incentivazione di questa fonte di energia alternativa, con la conseguente sospensione degli incentivi stessi, ha fermato un intero settore industriale. In attesa della nuova normativa, che si fa attendere ormai da molte settimane, nessuno acquista più un solo panello fotovoltaico. E le aziende italiane stanno mettendo i dipendenti in cassa integrazione, o addirittura stanno chiudendo i battenti, magari per trasferire produzione e vendita in altri Paesi dal quadro normativo più stabile (e serio).Facciamo una premessa. Il Conto energia è il nome del programma europeo di incentivazione della produzione di elettricità da fonte solare, cioè mediante pannelli fotovoltaici che poi vengono connessi alla rete elettrica nazionale in modo permanente. Con il secondo Conto energia, tre anni fa, è iniziato il vero boom del fotovoltaico, proseguito con il terzo. Gli incentivi furono tarati sul costo dei pannelli appunto di un triennio fa, e già così erano generosi. Solo che, nel corso di questi anni, il costo di un impianto fotovoltaico è decisamente sceso, rimanendo invece uguali gli incentivi. Che si sono trasformati in una vera manna per ogni ecologista, vero o presunto, pronto a collegarsi con il Gestore servizi energetici (Gse) nazionali per vendergli la propria energia pulita.In soldoni, il kilowatt solare veniva pagato dal Gse il triplo di quanto costava normalmente un kilowatt sul mercato libero. Tariffa garantita per vent’anni. Morale della favola: in una decina d’anni un piccolo impianto è già ammortizzato (e spesso finanziato interamente dalle banche leste a cogliere tale manna dal cielo), il resto è puro guadagno. In più, i pannelli garantiscono un buon rendimento per almeno trent’anni: quindi, dopo gli incentivi, comunque altri dieci anni di bolletta azzerata.Questo per un piccolo impianto casalingo che occupi 30 mq di tetto. Figuriamoci per quelli più ampi. Tanto che si è aperta una vera e propria speculazione sul fotovoltaico, fino ad arrivare a destinare allo stesso interi ettari di campagna prima destinati alle coltivazioni. Da qui il boom del settore, ma da qui due problemi intimamente connessi: l’esplodere dei costi a carico delle bollette di tutti (siamo a quota 2 miliardi di euro annui) perché gli incentivi appunto fuoriescono dalle bollette elettriche. E quindi i malumori fortissimi delle aziende energivore, che già pagano l’elettricità un quarto più cara che nel resto d’Europa.Il governo ha quindi fatto la cosa giusta, ma male. Ha dato un taglio al terzo Conto energia, per tarare meglio l’incentivazione. I pannelli vanno bene sui tetti, ma non sui campi; gli incentivi devono modularsi col passare del tempo; meglio finanziare i piccoli impianti domestici che le enormi centrali che se la possono cavare comunque; meglio incentivare l’acquisto di pannelli “made in Italy” o “in Europe”, piuttosto che quelli cinesi che stavano invadendo il mercato.Tutte belle previsioni, che però tardano troppo a diventare legge e a formare l’ormai attesissimo quarto Conto energia. Diatribe tra ministri, tra aziende produttrici e aziende “finanziatrici”, tra Stato e Regioni e una politica che ha tempi non sincronizzati con quelli dell’economia hanno portato all’attuale paralisi. Che non giova a nessuno.

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