Lombardia, Fontana indagato per frode

Inchiesta sui camici, il governatore si difende: «Sicuro del nostro operato»

Il governatore lombardo Attilio Fontana è indagato dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla fornitura di camici e altro materiale sanitario per 500mila euro da parte della Dama spa. La società è di proprietà del cognato di Fontana, Andrea Dini, e la moglie del governatore ha una quota del 10%.

L’ipotesi di reato contestata a Fontana dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas è frode in forniture pubbliche. I magistrati milanesi hanno iniziato a indagare sulla vicenda dopo aver ricevuto una segnalazione di operazione sospetta datata 22 maggio tramite lo Uif di Banca d’Italia, e hanno incaricato il nucleo valutario della guardia di finanza di fare un approfondimento. La vicenda, poi, è stata portata alla luce dalla trasmissione Report, che nella puntata dell’8 di giugno ricostruisce il ’caso camicì. Fontana avrebbe avuto un «ruolo attivo», da quanto si è appreso da fonti giudiziarie, non tanto nelle fase si assegnazione della commessa alla società di famiglia, quanto nelle fasi successive. Il 19 maggio avrebbe disposto un bonifico a favore della società del cognato da 250mila euro tramite l’Unione Fiduciaria, che amministra parte del capitale che il governatore avrebbe «scudato» e fatto rientrare dalla Svizzera nel 2015.

Bonifico che, nelle intenzioni del governatore, avrebbe dovuto coprire i costi di produzione e parte del mancato guadagno per i 75mila camici destinati ad Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia, la cui fornitura era stata pattuita il 26 aprile tramite un’assegnazione diretta. Il giorno successivo, il 20 maggio, la Dama Spa mandò una mail ad Aria comunicando l’intenzione di donare i quasi 50mila camici già consegnati, rinunciando a farsi pagare. L’Unione Fiduciaria - che nei giorni scorsi è stata perquisita dalla guardia di finanza - non aveva fatto partire il bonifico perché in base alla normativa antiriciclaggio non ci sarebbe stata una causale o una prestazione coerente con l’attività svolta da un soggetto «sensibile» come Fontana per il suo incarico politico. Da qui a una segnalazione allo Uif di Banca d’Italia il passo è stato breve, segnalazione che di fatto ha dato il via alle indagini.

Fontana ha subito reagito via Facebook: «Ho appreso con voi di essere stato iscritto nel registro degli indagati. Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell’operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità».

Il governatore è difeso a spada tratta da Lega e centrodestra, a cominciare da Matteo Salvini: «Ne abbiamo abbastanza di queste indagini a orologeria e a senso unico. La Lombardia, i suoi morti e le sue istituzioni meritano rispetto, siamo stufi. Fontana è indagato perché un’azienda ha regalato migliaia di camici ai medici lombardi. Ma vi pare normale?». Ma dal M5S arriva un invito al governatore a farsi da parte: «Questa Giunta andrebbe azzerata perché non è in grado di gestire la Regione. La Lega andrebbe tenuta lontana dai pubblici uffici e per questo motivo la Giunta Fontana deve dimettersi», attacca Massimo De Rosa, capogruppo M5S in Lombardia.

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