LODI Vittorino Grassi, più di mezzo secolo speso per gli altri con la Croce Rossa

Lo storico volontario ha iniziato nel 1966, dal 2018 non è più in servizio di emergenza, ma continua il suo impegno

Quando leggerà questo articolo, sicuramente si arrabbierà un po’. Si era raccomandato di non dargli troppo spazio sul giornale, Vittorino Grassi, dicendo subito: «Non ho fatto nulla di speciale», con l’umiltà che l’ha sempre contraddistinto nei 56 anni di servizio come volontario della Croce Rossa di Lodi. Cinquantasei anni passati seguendo un’unica regola: «Ho sempre fatto quello che bisognava fare. Se sapevo farlo, lo facevo, altrimenti chiedevo, ma sempre mettendomi a disposizione e senza mai impormi sugli altri».

Con questo spirito, è diventato l’anima della Croce Rossa lodigiana, che anche ora, a 74 anni, non vuole lasciare. «Ovviamente non faccio più il servizio di emergenza urgenza, non ho più l’età, ma finché ho la salute do il mio contributo». Così, puntuale, ogni lunedì fa il turno di notte al centralino, e poi partecipa quando si tratta di fare gare o eventi di sensibilizzazione: «Qualche mio amico mi dice che alla mia età dovrei stare a casa a dormire e riposarmi, ma io non sono capace. Quando sono andato in pensione, dopo una vita a fare il rappresentante, ho retto una settimana senza fare nulla, non sono uno che sta al bar tutti i giorni, così mi sono rimesso a lavorare». Vittorino, infatti, oltre alla Croce Rossa, dà una mano nell’azienda di un amico, e poi coltiva la passione per l’orto».

Il racconto di oltre mezzo secolo in Croce è qualcosa di entusiasmante, con mille aneddoti che rimangono ben distinti nella memoria, e altrettante persone che hanno vestito la divisa accompagnando per un po’ il percorso dell’associazione: «Quante persone sono passate, con cui ho condiviso un pezzo di vita. Ricordo Egidio Tansini, con cui abbiamo formato la prima protezione civile a Lodi, e Maurizio Majocchi: due amici che purtroppo non ci sono più, ma hanno dato tantissimo alla Croce Rossa e a me personalmente. Ricordo ragazzi giovani che sono diventati grandi in quella che è come una seconda famiglia». Tra questi, cita anche Lucia Fiorini, la presidente: «Studiava ancora quando ha iniziato a prestare servizio, è sempre stata molto brava e infatti è diventata presidente».

A proposito di famiglia, Grassi evidenzia anche il sostegno che ha sempre avuto nel portare avanti l’attività di volontariato: «Tanti ragazzi che iniziano in Croce poi si sposano, hanno dei figli, e finiscono per smettere. Io invece sono sempre stato supportato da mia moglie, che ringrazio, e dalla mia famiglia, che ha sempre capito che questa attività era importante per me».

Grassi, volontario dal 18 febbraio 1966, è anche testimone di come l’organizzazione sia cambiata, di come le persone e le competenze siano cambiate: «Una volta eravamo semplici barellieri, ora invece sono tutti qualificati e laureati, si fa ogni tipo di corso, ci sono competenze diverse. Tanti volontari sono davvero bravi, gente che ormai inizia ad avere quindici o vent’anni di esperienza».

Nei 56 anni di esperienza di Grassi, invece, ci sono ricordi più o meno belli: «La cosa più straziante era vedere le tragedie, i ragazzi giovani coinvolti in incidenti, avere a che fare con i familiari distrutti dal dolore. Però a me fare l’emergenza piaceva: ai miei compagni di turno dicevo sempre che insieme si scherza, ma quando suona il telefono bisogna correre come se dall’altra parte ci fosse un nostro familiare in difficoltà. Come abbiamo fatto durante la pandemia». Per la prima volta, c’è anche un filo di commozione: «I volontari hanno dato tutto, non si sono mai risparmiati in questi due anni, e qualcuno ha fatto anche il Covid. A guidarci, sempre la stessa convinzione: avere sempre rispetto di tutti e dare sempre tutto quello che possiamo per gli altri».

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