LODI VECCHIO Plozzer ha chiesto il dissequestro ma i giudici per adesso dicono no

Dai legali la richiesta della restituzione di 662mila euro e di alcuni camion

Niente da fare, almeno per ora, per la restituzione degli autotreni sequestrati alla ditta Plozzer Srl di Lodi Vecchio a seguito delle indagini del Gruppo di Lodi della guardia di finanza, che nella primavera scorsa aveva portato la procura di Lodi a contestare l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento dei lavoratori, all’estorsione e al riciclaggio. Secondo gli inquirenti, nell’arco di più anni, la nota società di autotrasporti, tra i leader nazionali nella movimentazione del fresco e con 150 addetti, avrebbe creato fondi neri per una ventina di milioni di euro ricorrendo all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 60 milioni di euro, e avrebbe sistematicamente vessato gli autisti tramite l’abuso dei contratti a termine e anche la falsificazione dei cronotachigrafi attestanti i turni di guida.

Il nuovo legale rappresentante della ditta, S.P., assistita da un noto legale palermitano, ha adito la corte di cassazione per chiedere il dissequestro di numerosi autotreni e di liquidità per 662mila euro, motivando l’istanza con il fatto che il valore di questi beni supererebbe l’importo indicato nel decreto di sequestro preventivo delle somme ritenute provento di reati tributari. La medesima istanza era stata presentata tempo fa alla Procura di Lodi, che però aveva espresso parere negativo, poi confermato dal gip. Il ricorso alla Suprema corte tecnicamente è stato presentato proprio contro il diniego espresso dal gip di Lodi. Ma la Cassazione ha rimandato gli atti al tribunale del Riesame di Lodi, dichiarandosi incompetente per questo tipo di decisioni. Sarà quindi il tribunale collegiale di Lodi a fissare l’udienza e a esprimersi al riguardo.

La Finanza aveva indagato con numerosi approfondimenti contabili, bancari e intercettazioni, arrivando a tracciare un inquietante spaccato del mondo degli autotrasporti, con autisti che riferivano di aver subito pesantissime minacce e altri che lamentavano di essere costretti a passare giorni e giorni accampati sui camion piuttosto che di avere paura di addormentarsi al volante a causa di turni ritenuti insopportabili. Era finito agli arresti domiciliari l’imprenditore R.P., 52 anni, ritenuto il dominus della contestata organizzazione a delinquere, mentre altri quattro dei 17 indagati erano stati sottoposti all’obbligo di firma.n

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