Lodi, tra sterpaglie, muffe e piccioni
il cimitero ha perso la sua dignità

Il Maggiore mostra i segni del tempo e della scarsa attenzione

Far parte di una comunità significa leggere i nomi sulle lapidi e, anche senza conoscerli, sapere che sono parte delle tue radici, della tua storia. Significa commuoversi davanti al sorriso di Antonio, che un fotomontaggio ritrae tra le amate montagne, oppure intristirsi leggendo che Antonia è morta giovanissima, e che nessuno si è più curato di cambiare i fiori di plastica sulla sua tomba. Far parte di una comunità significa non abbandonare i morti a loro stessi, far sì che la loro memoria sia un monito, non un fastidio, non un peso. Eppure, passeggiando al cimitero Maggiore, viene da pensare è che la città di Lodi abbia abdicato totalmente al dovere della memoria, lasciando i propri avi in un luogo che è tutto fuorché dignitoso.

Non è forse su questi temi che si decidono le campagne elettorali, ma vedere sterpaglie alte due metri, piccioni, escrementi tra le tombe non può non suscitare un sentimento di tristezza. Domenica, addirittura, sono stati chiamati i vigili del fuoco per fronteggiare uno sciame di api che si era impossessato di una lapide. Ma è solo uno dei tanti problemi che affliggono il camposanto: dal monumento ai caduti, un obelisco posto al centro del cimitero, si sono staccate le decorazioni di ferro, in particolate la ghirlanda di ferro che contornava una foto antica, ormai perduta, mentre un crocefisso è appoggiato a terra. Il monumento dei partigiani è sporco e abbandonato mentre, bisogna riconoscerlo, è perfettamente curata la tomba di Sergio Ramelli, ragazzo ucciso negli “anni di piombo” diventato icona dell’estrema destra.

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