LODI Seconda dose di AstraZeneca: «Tornate a casa»

Il caso di Lodi: a dare informazioni non i medici o il personale Asst ma la protezione civile

Ore 8 di martedì 16 giugno al centro vaccinale della fiera di Lodi. La coda è già consistente, gli utenti hanno cominciato ad arrivare alle 7.30 per essere tra i primi e in mezz’ora dopo la fila si snoda dalla tenda d’ingresso al parcheggio. La porta si apre in perfetto orario, ne esce un volontario della Protezione civile e quello che afferma ha dell’incredibile: «Chi ha meno di sessant’anni e ha ricevuto la prima dose di AstraZeneca può tornare a casa». Molti si guardano increduli: era risaputo che il richiamo per queste persone dovesse essere di Pfizer o Moderna a seguito delle prescrizioni sanitarie e dopo i recenti eventi di trombosi post-vaccino, ma si pensava che i diretti interessati venissero informati in precedenza. Invece no. I cittadini sono arrivati, si sono messi in coda, hanno aspettato e poi è arrivata questa comunicazione, comunicata dalla Protezione civile. Non è dato sapere quanti fossero gli under-60 in coda per la seconda dose, e se queste persone siano rimaste spiazzate dalle modalità individuate per la comunicazione. Una signora si avvicina al volontario, non fa polemica, chiede solo: «Scusi e adesso noi cosa dobbiamo fare?». L’uomo della Protezione civile risponde in modo molto gentile, ma che non lascia spazio a dubbi: «Riceverà una comunicazione da parte dell’autorità sanitaria con una nuova data. Per adesso può andare a casa. Anzi, faccia girare la voce tra le persone che sono in coda, così non perdono tempo e non si fermano per niente».

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