LODI Scritte anche sull’obelisco che ricorda la visita dell’imperatore Ferdinando

Vandalismi sul basamento di granito del monumento

Federico Gaudenzi

Forse chi ha deciso di prendere il pennarello e pasticciare il monumento di piazza Zaninelli non conosce la sua storia. Mentre scriveva alcune parolacce sul suo basamento di granito, probabilmente ridacchiando e vantandosi con gli amici, non si è chiesto come mai quell’obelisco fosse lì, a guardare all’alto il passaggio delle automobili e, prima ancora, dei carri trainati dai cavalli, dei pedoni, fin dai tempi in cui Lodi non era ancora Italia, fin dai tempi in cui l’Italia era solo un sogno da pronunciare a bassa voce.

Forse, non si è reso conto che le sue scritte hanno rovinato un’opera figlia di un altro tempo, che tra un mese compirà 182 anni. La costruzione dell’obelisco, infatti, fu deliberata dal Consiglio comunale lodigiano nel 1838, come omaggio all’imperatore austroungarico Ferdinando I, che allora dominava il Nord Italia, e che aveva programmato una visita a Lodi. Arrivò in città il 17 settembre, l’imperatore, con l’imperatrice Maria Anna, pochi giorni dopo essere stato incoronato re del Lombardo-Veneto, e quel monumento ne è il ricordo. Come pure la lapide che, ai suoi piedi, tesseva le lodi dell’imperatore e che fu distrutta non dallo scherzo stupido di un vandalo notturno, ma dai rivoluzionari che, stanchi del dominio austriaco, volevano costruire una patria nuova.

Forse, chi ha pasticciato il monumento non sapeva nemmeno che, sotto quell’obelisco, altre generazioni di giovani si sono dati appuntamento: lo chiamavano “Piramide”, e chissà perché quel nome è entrato nel lessico lodigiano, come il “Belfagor” poco più avanti. Quell’obelisco, come tante altre opere che diamo per scontate, ha segnato la storia del capoluogo, in un passaggio di testimone che ha attraversato i secoli e, sicuramente, sopravviverà anche a chi per esprimersi ha bisogno di prendere un pennarello e scrivere parolacce su un pezzo di storia.n

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