Lodi, picchiò moglie e figlio con la cintura: non potrà più avere il permesso di soggiorno

Magazziniere extracomunitario, in Italia da 12 anni, perde il ricorso

Condannato nel 2016 per aver picchiato un bambino di cinque anni, figlio della compagna, e la moglie, prendendoli a cinghiate, un extracomunitario si è visto ora negare il rinnovo del permesso di soggiorno. Proprio a causa di quella “vecchia” condanna, per fatti risalenti addirittura a due anni prima ancora. L’uomo risulta regolare in Italia dal 2010, con casa e un lavoro ben retribuito come magazziniere, ma il questore di Milano ha negato il rinnovo del permesso di soggiorno “per lavoro dipendente” in quanto in tribunale a Lodi sei anni fa aveva patteggiato un anno di carcere, con pena sospesa, per frustato il bambino e la compagna con una cintura, causando prognosi di 10 e 5 giorni. L’immigrato ha fatto ricorso al Tar ma la sua posizione non è cambiata, e il permesso di soggiorno non verrà rinnovato. Come rimarca la sua difesa, aveva poi comperato un appartamento assieme alla compagna stessa, con la quale si era riconciliato e avevano anche avuto un figlio. E non aveva più subito condanne. Ma secondo la Questura, il precedente penale è comunque di gravità tale da denotare una “pericolosità sociale” incompatibile con la permanenza dello straniero in Italia. Secondo i giudici cui si è appellato, poi, si è trattato di un “reato di estrema gravità”, e che mina “l’ordine pubblico familiare”, inoltre il reato, anche se risalente nel tempo, la Prima sezione del tribunale amministrativo di Milano indicherebbe che “non si è mai realizzata una reale integrazione del cittadino straniero nella realtà civile e sociale italiana”.

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