Lodi, parla il presidente dimissionario di Santa Chiara: «Ci siamo impegnati tantissimo»

Dopo le dimissioni «per gravi motivi familiari»

«Dopo soli tre mesi dalla nomina mi sono trovato a gestire una situazione durissima, in cui tutti abbiamo fatto del nostro meglio per tutelare il più possibile gli ospiti e il personale». Così il professor Sancilio commentava a caldo, ieri mattina, le dimissioni pervenute poco prima sulla scrivania del sindaco di Lodi Sara Casanova, nel giorno in cui venivano rese note anche sei nuove positività al covid tra gli anziani ospiti.

I mesi della pandemia hanno anche coinciso con forti critiche sulla gestione, ricordo quella sull’assenza di tamponi in struttura: ha qualche rammarico?

«Sinceramente no: tutto quello che è stato fatto rientrava nel rispetto delle normative che ci arrivavano di volta in volta dall’Ats e dalla Regione Lombardia. Abbiamo messo in atto ogni procedura e sotto il profilo amministrativo e gestionale non devo rimproverarmi nulla. Sulla polemica dei tamponi in piena emergenza, ci siamo impegnati tantissimo sin dall’inizio. Poi finalmente il 6 di aprile è arrivato l’ok per i primi 54 tamponi e siamo stati noi ad andare a recuperarli a Milano. Sin dai primissimi giorni c’è stato grande impegno per andare a recuperare tutti i Dpi, al punto che la dottoressa Bruno si rivolse anche a una ferramenta per far sì che non mancassero a nessuno. A oggi sono stati fatti più di 2mila tamponi complessivamente, tra ospiti e operatori».

Oggi siamo in una fase in cui il contagio è tornato ad affacciarsi nella struttura...

«Sicuramente non è una situazione che va presa sottogamba, anche se sono casi limitati e circoscritti, gestiti molto bene dal direttore sanitario. La situazione, come mi è stato riferito proprio stamattina, è sotto controllo: il nostro protocollo è efficiente e i casi di positività sono riferibili agli ultimi ingressi in struttura, inizialmente risultati negativi. Siamo sereni perché si sta mettendo in atto ogni iniziativa opportuna, con l’impegno di tutto lo staff, grazie all’esperienza acquisita e anche all’aiuto di Medici Senza Frontiere».

Anche per il personale questi mesi sono stati drammatici...

«Al personale va un encomio speciale, come atto di riconoscimento. Sono persone meravigliose, non eroi come qualcuno dice, ma professionisti in grado di gestire ogni emergenza con spirito di missione e di offrire un supporto umano agli anziani, fragili anche dal punto di vista psicologico per l’impossibilità di vedere i familiari».

Questi mesi sono anche i mesi dell’allarme economico per le case di riposo. Qual è la situazione di Santa Chiara?

«Se da una parte il 2019 si è chiuso in maniera tranquilla, perché la Fondazione ha chiuso con un avanzo di 170mila euro, per il 2020 c’è preoccupazione. C’è attesa per le decisioni di Regione Lombardia e tanti sono ancora i posti liberi. Da luglio è ricominciata la ripresa, con i nuovi ingressi, ma i numeri non danno sollievo. Ci siamo attivati con il Banco Popolare di Milano per un’anticipazione di cassa e abbiamo già ottenuto rassicurazioni e certezze sul fatto che anche le banche hanno un’anima. Oggi i posti occupati sono 213, su una capienza di 280, senza contare che due posti in ogni reparto devono essere comunque liberi, da normativa. Il consiglio di amministrazione ha accolto la mia linea e non ci saranno aumenti delle rette per il 2021».

Le dimissioni oggi sono per gravi motivi familiari, ma aveva già deciso di andarsene tempo fa?

«I dettagli delle motivazioni familiari sono stati espressi già al sindaco e al vicesindaco e gradirei che non ci fossero strumentalizzazioni. Tempo fa avevo manifestato la volontà a lasciare per la portata degli impegni universitari, ma non volevo creare difficoltà al Cda, dato che c’erano due posti vacanti. Mi era stato chiesto di desistere e dopo l’ingresso dei due nuovi consiglieri, con cui si è instaurata da subito un’ottima collaborazione, era lungi da me il pensiero di lasciare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA