Lodi, ore all’addiaccio fuori dal pronto soccorso per avere notizie dei parenti malati

Il Governo ha vietato l’accesso nelle sale d’attesa per chi non ha bisogno di cure

In attesa al freddo fuori dal pronto soccorso, scatta la protesta. A lamentarsi sono i parenti dei malati assistiti. Quest’estate, le proteste si erano alzate a causa dell’eccessivo caldo, per la mancanza di un ombrellone che riparasse i parenti e, allora, anche i malati, dal sole cocente. Ne era scaturita una soluzione da parte dell’Asst: la realizzazione di due sale distinte, per i pazienti con e senza febbre, all’interno. Per i parenti, sono state allestite delle coperture all’esterno. Adesso però è arrivato il freddo e le proteste sono riprese, ma l’infezione non molla, anzi sta salendo, e in più c’è il Dpcm che vieta ai parenti di entrare all’interno dei pronto soccorso. «Capisco che è per il virus - commenta Lucilila che cammina avanti e indietro con il marito per scaldarsi e attende che si affacci il medico per dare notizie della suocera -, ma qui ci vorrebbe un bel “fungo”, per scaldarsi». Sono passate le 22. D’accordo con lei anche è Elisabetta Tognato, che gironzola insieme alla sorella. «È dalle 19 che siamo qui al freddo - dice -. Mia mamma è arrivata con l’ambulanza. I medici e gli infermieri sono bravi, non è colpa loro, ma qua fa freddo». La dottoressa chiama entrambe le coppie all’interno, ci sono novità. I parenti, secondo l’Asst, non dovrebbero stare lì, ma andare a casa, intanto i medici li chiamano al telefono. Entrare in pronto soccorso, non è legalmente autorizzato: gli spazi chiusi, affollati, sono luoghi di contagio.

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