LODI Mamma trova la droga nascosta dal figlio e lo porta subito in caserma

L’episodio nelle indagini sullo spaccio nei parchi, nel processo chieste condanne fino a 2 anni e mezzo

Carlo Catena

C’è anche il caso della mamma di un 16enne di Lodi che, due anni fa, dopo aver notato che il figlio era tornato a casa da scuola con lo sguardo stralunato, aveva passato al setaccio giacca e zaino e aveva trovato un pezzo di hascisc. E così, assieme al padre, aveva deciso di accompagnare subito il ragazzino dai carabinieri, che avevano quindi avviato indagini per risalire allo spacciatore, nel parco di via Fascetti. È uno degli episodi emersi dal processo che fa seguito all’indagine “hide and seek” (nascondino, in inglese) della procura della Repubblica di Lodi che a seguito di attività della questura e dell’Arma aveva portato nel maggio del 2020 all’arresto di 7 richiedenti asilo provenienti dal Gambia e a due denunce. Ora il processo è alle battute finali - i verdetti tra meno di un mese - e il pm Roberta Amadeo ha chiesto condanne tra i due e i due anni e mezzo di reclusione per tutti e quattro gli imputati N.S., 39 anni (che era stato accusato anche di aver lanciato una bicicletta in faccia a due poliziotti che lo seguivano), K.S., 21, A.M., 26, ed E.M., 24. Sono gli unici che hanno voluto affrontare il processo per difendersi (a spese dello Stato) sostenendo che quando fumavano spinelli nei parchi con gli studenti lodigiani fosse solo di “consumo collettivo”. Peccato che dalle indagini fossero emersi decine di episodi di vendita di sostanze, aggravati dal fatto che molti dei clienti erano minorenni. Trattandosi solo di hascisc e marijuana le richieste di pena sono partite da una base di 4 anni, i difensori hanno evitato a decine di giovani tossicomani di sfilare in aula, prestando il consenso all’acquisizione dei verbali, puntando così alle attenuanti generiche. Due dei gambiani avevano già patteggiato un anno e mezzo e due nell’udienza del rinvio a giudizio, di altri due si sono perse le tracce e il procedimento per loro è sospeso. «Probabilmente alcuni imputati non avevano la percezione della gravità di quanto facevano - osserva uno dei difensori, Fabio Carminati - ma le accuse appaiono ben documentate». E negli atti del processo c’è anche la mappa dello spaccio: il noto parco di via Fascetti, dove nel 2016 a un cronista de «Il Cittadino» un gruppo di giovani di colore impedì di fare foto, l'altrettanto noto parco delle Caselle, alle spalle delle scuole di via Papa Giovanni, ma anche la Piarda Ferrari. Tra la droga sequestrata, anche hascisc con principio attivo Thc al 13%: potenzialmente devastante.

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