Lodi, l’indice di diffusione del contagio è tornato a scendere

Gli esperti però invitano a fare test preventivi nelle scuole

È ritornato a scendere l’indice Rt di diffusione dei nuovi contagi da Covid-19 nella provincia di Lodi: con i dati aggiornati a domenica il professor Davide Tosi e i suoi ricercatori dell’Università dell’Insubria hanno determinato per la nostra provincia uno 0,875, disegnando una linea discendente dal 29 marzo. Un segnale positivo, dopo che il report di sette giorni prima indicava che c’era stata invece una fase di risalita, addirittura oltre la soglia di 1, che significa un’ espansione dell’epidemia. Questa volta invece tutte le province lombarde tracciano una linea discendente, dopo un mese di “zona rossa” e nonostante la prima settimana di riapertura delle scuole in presenza fino alla prima media.

La provincia di Milano ha un Rt di 0,867, con una linea in diminuzione dal 17 febbraio, Sondrio è la realtà con il valore più alto, 0,988 e un’inversione di tendenza, verso l’alto, nell’ultima settimana, Pavia è al secondo posto tra le province peggiori di Lombardia, a 0,935 e un andamento costante dal 19 marzo, Como è a 0,899, Brescia 0,877, Varese a 0,882, con la particolarità di un’oscillazione da circa due mesi tra valori appena superiori o appena inferiori a Rt 1, Lodi e Milano sono al sesto e al settimo posto, seguono Mantova, con 0,857, Lecco 0,85, Bergamo 0,846, Monza 0,843, con una riduzione costante dell’indice Rt dal 17 febbraio, migliore Cremona con 0,799. La vicina Piacenza è a 0,877. L’indice Rt calcolato con i medesimi criteri per la Lombardia si attesta a 0,92, con la discesa sotto Rt1 avvenuta tra il 9 e il 19 marzo, l’Emilia Romagna a 0,915, stabile da fine marzo.

«Avremo un’altra settimana che vedrà i contagi calare - prevede Tosi - grazie alle misure introdotte il 05 aprile, quando dove l’Italia si trovava mediamente in una colorazione arancione scuro e con un indice di severità delle restrizioni a 2,4 su una scala che va da 0 a 3). Sarebbe però ora di prendere in considerazione quegli studi che illustrano i benefici anche semplicemente di un “random testing” nelle scuole».

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