LODI Il porto delle nebbie: nel 2019 in 2mila in crociera, oggi è tutto abbandonato

Le passerelle d’accesso all’Adda sono piegate e a un passo dal ribaltarsi: tutt’intorno all’attracco regna uno stato di degrado e di incuria

Lo scorcio, immortalato dalla parte opposta dello scorrere del fiume, dalle parti della Canottieri Adda, è una delle immagini emblematiche. Con la piattaforma per l’attracco fluviale completamente inclinata su un lato, che sembra quasi sul punto di ribaltarsi eppure è ferma in un precario equilibrio. Nascosta alla vista dalla cima dell’argine che la ospita e da cui è possibile solo vedere le due passerelle in metallo, con gli accessi chiusi dai lucchetti, anch’esse fuori asse. Accanto, sul muretto di cemento, ci sono tre persone: in sosta, una birra per le mani, chiacchierano a voce alta, nel silenzio generale che avvolge il lungo fiume quando sono passate le 11 da pochi minuti. Poco prima, nel nuovo parco giochi dell’Isolabella, dove ci sono un castello, dei giochi a molla per le avventure dei piccoli, ci sono un papà e la sua bimba, per un momento senza pensieri, fatto solo di giochi e di risate, in mezzo ai cubi oggi colorati grazie alle cure dei volontari dell’associazione Num del Burgh. Unico punto di colore in una distesa segnata dal giallo dell’erba seccata dal sole e il grigio del cemento dei cubi sparsi invece nel primo tratto del parco, “firmati” in più punti dai writer.

Agli amanti dei luoghi di fiume e delle passeggiate a contatto con la natura, è questa la polaroid aggiornata a ieri di una delle zone di confine tra il contesto urbano di città e la natura del fiume, quella dell’Isolabella. L’accesso è dal parcheggio dell’ospedale, con uscita su via Massena. Stracolmo di auto, lasciate in ogni punto possibile, persino nei vialetti, che rendono quasi invisibile l’ingresso del percorso sterrato che conduce al fiume. Per raggiungere l’attracco fluviale – che nel 2019 aveva raccolto 2 mila presenze per le crociere sul fiume – lo si percorre tutto, fino alla sponda. E sulla destra scorrono gli scorci che aspettano di tornare a vivere: la distesa di cubi grigi delle sedute malmesse – una anche ribaltata – posizionate in quella che oggi è una spianata desertica, con l’erba completamente secca; la rastrelliera, dove oggi non ci sono più le basi per le lasciare le due ruote, ma di cui resta solo il vetro, coperto in parte dalle scritte dei writer, e la struttura in ferro. E poi il bar del Paesaggio, progettato per diventare uno dei punti di aggregazione sul lungofiume. Mai aperto, finito in una battaglia legale e prossimo alla demolizione, ma fino a quel punto ferita e memorandum di ciò che non ha funzionato. Poi il parco giochi – di recente installazione in un piano di investimenti sull’area giochi dedicati ai bimbi in città – e infine il fiume e il suo attracco, diventato anche un luogo di ritrovo per giovani e giovanissimi. La situazione dell’attracco inclinato è nota e Aipo ha già messo in agenda un intervento: si lavorerà per allentare le funi e ripristinare l’equilibrio. A intervenire sarà la stessa Aipo o Navigare l’Adda, che hanno atteso lo stabilizzarsi della situazione dopo la recente piena del fiume.

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