Lodi, i rischi ma anche le opportunità

L’indicazione che prospetta l’unificazione delle Province di Lodi, Cremona e Mantova ha una sua logica evidente che porta con sé opportunità, ma cela a mio avviso possibili conseguenze negative non esplicite, ma molto probabili al punto da essere già “evidenti”, di cui prendere piena coscienza prima della scelta, (effettuata in forme sempre più diffuse di autodeterminazione (poli)istituzionale ma sempre meno democratica), per non privare i cittadini coinvolti della possibilità di deliberare al riguardo. Ogni fusione/unione dovrebbe rappresentare il modo con cui alcuni elementi comuni presenti nelle Province da accorpare vengano esaltati sino a caratterizzare in modo inequivoco e ben visibile ciò che si vuol evidenziare di eccellente ed esclusivo e con caratteristiche, soprattutto, geo-economiche, da privilegiare per rivendicarle davanti a possibili investitori o ai suoi fruitori in altri modi, da attirare una volta individuati quali target preferenziali. È alla luce di questo criterio, oltre al raggiungimento delle dimensioni minime di popolazione e territorio necessarie alla costituzione di una Provincia, che si deve affrontare il dilemma: con chi è strategicamente conveniente aggregarsi?Con Cremona e Mantova (l’asse del Po?!) le affinità (oltre la contiguità dei rispettivi confini) sono facilmente individuabili nella presenza diffusa ben più della media di altre province lombarde, di aree agricole proporzionalmente ancora dominanti rispetto alle altre, industriali o terziarie, ed in ispecie infrastrutturali. Ma le aree agricole possono e sono state sempre più “industrializzabili” e “terziarizzabili” nel senso forse non solo pieno (come pura filiera agroalimentare), ma almeno per la possibilità che in esse trovino collocazione molte delle funzioni di tale filiera, in primis, oltre all’allevamento intensivo di bestiame da latte e da carne, tutta la parte conclusiva della sua “logistica” (ricovero, stoccaggio, casualizzazione, distribuzione e trasporto, e terziarizzabili con centri commerciali ipermercati e catene varie. Che ciò non sia solo un’opzione ma una concreta realtà lo testimoniano le tendenze che già si sono manifestate in tal senso nelle scelte attuate in ogni parte del territorio, non ostacolabili nemmeno per le loro conseguenze gravi di consumo di suolo agricolo che ne sono derivate, ed in modo vieppiù accelerato negli ultimi anni, proprio perchè” anche” della loro destinazione ad agricolo-produttiva-trasformativa- distributiva, si tratterebbe.L’agricoltura come vocazione territoriale non esclude un destino di industrializzazione( ed infrastrutturazione), anche le più intensive!E la nostra caratteristica di mero “corridoio”, nord/sud.Ma esclude definitivamente, in tendenza, una diversa destinazione, almeno complementare, degli stessi territori , quella riguardante il loro uso a” luogo di welfare” proiettato verso le esigenze della nuova configurazione socio-demografica dove la quota più elevata sarà rappresentata dagli anziani, sia efficienti che bisognosi di assistenza più o meno permanente, ma non “ospedaliera” secondo la tradizionale accezione del termine (il “libro bianco del Lodigiano” è esplicito in merito).Un’unione con altre Province contigue, invece, muterebbe, potenzialmente arricchendola, la nostra storica o mitica, “destinazione vocazionale” ed in modo decisivo: con Pavia ad esempio (in aggiunta a Cremona ed in sostituzione a Mantova) la caratterizzazione agricola si colorerebbe in modo ben più deciso come area sia di conservazione dell’ambiente e del paesaggio a mezzo di parchi dedicati già diffusi ed in parte già esistenti; conservando il territorio e preservandolo per un “uso” anche molto più moderno e privo delle conseguenze ambientali più perniciose. Non si può, infatti, non considerare che una delle componenti fondamentali dell’inquinamento ambientale della nostra pianura padana è dovuta all’uso esteso ed intensivo di elementi chimici tra cui gli anticrittogamici ed i pesticidi (con gli antibiotici nei mangimi additivati da integratori) sono la punta di lancia nella contaminazione della catena di produzione alimentare. Prodotti agricoli ottenuti da meccanizzazione ulteriormente spinta sostenuta da infrastrutture sempre più onnivore di aree e terreni rurali che, da seminativo, vengono destinati, se non ad edilizia, ad allevamento”spinto” (la quantità di popolazione animale , in particolare suina, allevata nei territori come il nostro è già stata riconosciuta come eccedentaria per poter garantire un equilibrato sviluppo di produzioni e salvaguardia di un territorio/ambiente “ già marcato” in modo inconfondibile dagli odori delle deiezioni disperse sui terreni produttivi di essenze sia erbacee che cerealicole).Ma, in aggiunta: se si addivenisse ad una fusione, non improbabile, di Pavia con Piacenza che è intenzionata a chiedere con referendum la separazione dall’Emilia per la Lombardia, si unirebbero due Province che possiedono come elemento qualificante ambientale, a destinazione anche turistica, l’essere a cavallo del Po (con i loro “oltrepò” collinari che attirano, per somiglianza, il milanese dell’area di San Colombano). Una catena dell’agriturismo eno-gastronomico-turistico con cui sarebbe ben difficile potersi confrontare con successo. Non credo possa sfuggire che tale competitiva “offerta ambientale” sarebbe a valore aggiunto percepito decisamente superiore rispetto a quella di un’area di produzione agricola caratterizzata da scarsa varietà, tanto da essere propensa alla monocultura del granotorco; produzione, con il riso, oltretutto, al più alto tasso di alimentazione/consumo idrico. Che anche con l’uso timido dell’Adda (mozzata dalla briglia dell’isolotto Achilli) come” oasi” del turismo fluviale di piccola serie non sarebbe certo vincente. Le stesse ciclabili, su cui si sono concentrate l’attenzione e le realizzazioni della (ex) Provincia di Lodi, caratterizzata dall’essere articolata poco variatamente in pianura e (rara) semicollina, sarebbero certamente meno invitanti se comparate ad altrettante, ben più varie e più “garantite” quanto a salubrità e qualità ambientali da destinazioni a parco naturale ed a turismo anche residenziale (agriturismi).Il territorio ed il suo valore lo si riceve in eredità e, rispettivamente. lo si conquista poi con creatività ed innovazione , soprattutto strategica.I servizi alla persona sono un business prospettico da non trascurare che ci salverebbe inoltre da un’ulteriore insensata gara di infrastrutturazione intensiva che sarebbe letale per il nostro territorio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA