LODI I parenti del giovane trovato morto sui binari: «Cosa ci faceva in campagna?»

Uno zio del 30enne chiede alla Procura di autorizzare il rimpatrio del corpo per poter fare i funerali in Egitto

«La mamma e la sorella vogliono poter riportare Eid Ahmed a casa»: uno zio dl El Tabarrak, il trentenne trovato senza vita la mattina del 31 agosto scorso lungo i binari della ferrovia Milano - Piacenza a circa mezzo chilometro a nord della cascina Carazzina di Lodi, vicino alla pista di Bottedo ma di fatto in aperta campagna, lancia un appello affinché dalla Procura arrivi un nulla osta completo. «Non riusciamo a capire perché non possiamo portarlo dai suoi familiari in Egitto», dice Mohamed Hassan El Bambeasan, che abita anche lui a Lodi, nella zona del Passeggio, mentre il nipote abitava con altri parenti in via Lodino. Per la Polfer e la squadra mobile di Lodi c’erano pochi dubbi che il 30enne fosse morto colpito a un fianco da un treno in corsa, il cui macchinista non si era accorto di nulla . La Procura ha disposto l’autopsia. «Lui a volte capitava che dormisse nelle stazioni ma mai abbiamo saputo che camminava lungo i binari. anche perché era zoppo, gli faceva male camminare troppo», sottolinea lo zio. Il divieto di espatrio della salma è però una cautela investigativa più volte adottata altre volte. Perché ad esempio se dietro la morte ci fosse un indagato, questo potrebbe chiedere a sua volta esami irripetibili sulla salma. Solo una cautela, per ora.

Ma una pendolare, passata in treno a velocità moderata mentre erano in corso i rilievi, dice di aver visto che addosso alla salma c’era un gilet giallo fluorescente. «Lui non aveva gilet gialli - prosegue lo zio - nè quando ci hanno fatto vedere il corpo l’abbiamo visto. Era uscito con pantaloni della tuta blu e una maglietta verde, domenica 29 verso le 17.30, ha detto che andava al bar a prendere un caffè. Un conoscente l’ha visto in stazione a Lodi tra le 18 e le 19. Lì ci sono le telecamere, credo che la polizia possa vederle, ma non ci dicono niente, Non sappiamo perché era lì. Mi sono messo a cercarlo da lunedì pomeriggio, ho fatto il giro dei pronto soccorso. Martedì alle 11 è venuta la polizia a dirci che era morto». Eid Ahmed, sottolineano i parenti, «era invalido e non andava a lavorare». Un pensiero va ai giubbini fluorescenti che si usano nelle logistiche, E resta il dubbio di quando sia stato investito: un treno a forte velocità può averlo sorpreso alle spalle e trascinato verso un vagone. Ma il macchinista che l’ha visto e ha dato l’allarme non è detto che sia il primo passato dopo la tragedia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA