LODI Due piazze dove “comandano” buche, sassi e auto in divieto

Lo stato di abbandono sempre più evidente in Piazza Castello e in Piazzale Matteotti

Non è la prima volta che arrivano segnalazioni sullo stato di abbandono di piazzale Matteotti, non è la prima volta che compaiono fotografie dei sampietrini divelti, delle buche che si allargano giorno dopo giorno in un piazzale francamente brutto e senza senso, che ai tempi rubò un quarto del parco dell’Isola Carolina per donare ai lodigiani un po’ di garage sotterranei e un passaggio che sembra un deserto.

Piazzale Matteotti, infatti, che nei piani di chi l’ha progettato sicuramente sarebbe dovuto diventare un luogo di aggregazione e di socialità, in realtà è sempre stato uno spazio vuoto, mantenuto in modo approssimativo, e in qualche periodo anche mal frequentato benché sotto la questura. La fontana, col tempo, è stata lasciata a se stessa e poi chiusa, i graffiti hanno ricoperto i muri, la pavimentazione si è persa per strada e l’unico momento in cui la piazza viene un po’ valorizzata è d’inverno, con l’allestimento della pista di pattinaggio. In estate, invece, archiviato il vecchio chiringuito, rimane una landa desolata, un collegamento che porta in piazza Castello attraverso la passerella che, tolti gli iniziali lastroni di pietra, è ora composta di legni che tremano al passaggio delle biciclette. In piazza Castello, a dire il vero la situazione non è migliore: al di là del cronico problema delle automobili in divieto di sosta (che in certe serate arrivano ad essere anche più di venti), i sampietrini non fanno certo bella figura. Sono stati aggiustati soltanto pochi mesi fa, eppure si sono nuovamente create le solite buche, con le pietre accatastate a decine nei rettangoli di terreno che ospitano gli alberi del viale. Uno dopo l’altro, si vedono i resti del bike sharing, le cabine del telefono ormai praticamente inutilizzate, l’aiuola dove inspiegabilmente non c’è erba, non ci sono sassi o corteccia a circondare le piante, ma soltanto un telo di plastica nero, mezzo interrato e mezzo strappato. Una brutta immagine cui i lodigiani, ormai abituati, non fanno nemmeno più caso.

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