LODI «Dio è uno solo e padre di tutti»: questa la fede di don Mario VIDEO

Domenica in San Giacomo una messa con il vescovo Maurizio per ricordare la figura di monsignor Ferrari, spirato a 95

«Dio è uno solo e Padre di tutti». Ha scelto questa frase, il vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti, per descrivere don Mario Ferrari, spirato a 95 anni il 27 dicembre 2019. Dopo il periodo più duro della pandemia, la Messa in suffragio di monsignor Ferrari – che per 21 anni è stato anche il direttore de “Il Cittadino” – si è tenuta ieri alle 15.30 nella chiesa di San Giacomo, nella festa dell’apostolo. Accanto al vescovo, don Angelo Dragoni assistente dei cattolici latinoamericani cattolici presenti in diocesi, don Andrea Tenca direttore dell’Ufficio missionario e Ufficio migrantes, don Ivano Granata che con don Mario condivise l’impegno alla casa di accoglienza “Don Luigi Savarè”. Tra i fedeli c’era la sorella di don Mario, chi è nella cooperativa San Nabore, Carlo Bosatra direttore di Caritas lodigiana, diversi africani della comunità francofona lodigiana che hanno cantato i brani della celebrazione. Oggi inseriti pienamente, un tempo furono i primi immigrati arrivati a Lodi, tanto che qualcuno ha detto «Vado nella mia camera», quando dopo la celebrazione il gruppo è arrivato contando in via San Francesco per portare un quadro raffigurante don Mario che sarà collocato nella mensa. Tanti indossavano una maglietta con la foto di don Ferrari e la scritta “Amici di don Mario”.

Nell’omelia, il vescovo ha detto: «In tutta la sua vita don Mario ha creduto fermamente nell’accoglienza di ogni persona quale risposta alla fede in Dio, Padre di tutti. Non voleva sprecare il desiderio di libertà che vedeva in tutti quelli che incontrava, specialmente quanti venivano da lontano. Ogni uomo e ogni donna è una possibilità di eternità per tutti e insieme possiamo cambiare la storia. Ecco la profezia che emergeva dal sacerdozio di don Mario, che si poteva leggere nella sua parola convincente, negli scritti, nella personale essenzialità, povertà e sollecitudine. Fu profezia e promessa di pane materiale e spirituale moltiplicato per tutti».

Poi agli africani: «Voi siete una risorsa per la nostra Chiesa e per l’umanità. Anche quando vi sembra di essere dimenticati, con i sacrifici che fate nella vita. Nel nostro Sinodo c’è la rappresentanza dei cattolici venuti da lontano. Vi chiediamo perdono per quando vi sarà sembrato di non essere considerati veri fratelli e sorelle come vuole Gesù. Con voi, io l’ho visto a casa sua, don Mario si sentiva nella vera casa. Non ci sia esclusione di nessuno, non ci sia discriminazione, rispettando tutti, ogni religione e ogni cultura, per mezzo del vincolo della pace».

Ha poi offerto una testimonianza un giovane africano: «Il nostro caro don Mario è padre per eccellenza di tutti i forestieri del Lodigiano. Ha speso la vita non solo per gli stranieri in Italia ma anche per gli italiani in Belgio. “Hai mangiato?”, era la domanda che mi faceva sempre, poi ci dava acqua, pane, formaggio, dopo ci faceva un biglietto per i servizi del dormitorio, il tempo di trovarci una sistemazione. Ci ha insegnato a vivere in fraternità. Diceva il rosario, nella sua stanza o in giardino o refettorio secondo la stagione. Ha aiutato tantissimi ragazzi ad avere documenti in regola, lavoro, sistemazione. Uno dei suoi desideri era che tutti quelli non sposati nè fidanzati entrassero in seminario. Grazie a don Mario tanti di noi sono quelli che sono. Ci ha portato anche in Vaticano. È stato padre spirituale di tante famiglie che si sono formate, una guida, un riferimento indimenticabile. Grazie a Dio che ci ha dato don Mario Ferrari».

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