LODI Da eccellenza a macerie abbandonate, un altro progetto Expo va in frantumi

Nel degrado le strutture di agricoltura sostenibile realizzate in occasione di Expo 2015 vicino al Ptp

Come la Cattedrale vegetale, ridotta ormai a una catasta di legna, anche la “collinetta” e le serre allestite accanto Parco Tecnologico Padano sembrano offrire prova tangibile del lascito di Expo 2015 al territorio lodigiano. Al momento, infatti, di quella che doveva essere una proposta di eccellenza sono rimaste soltanto le macerie abbandonate, anche se dal Ptp Science Park emerge la volontà di costruire su questo spazio un nuovo progetto che, tuttavia, appare ancora lontano.

Nel frattempo, i lodigiani che si recano a fare i tamponi nella tenda dell’esercito montata all’ingresso del Parco si chiedono cosa ci faccia quella collinetta di quattro metri assediata dall’erba alta e totalmente lasciata a se stessa. Sei anni fa, quella era la punta di diamante del “Demo Field: Agriculture of Tomorrow”, un progetto nato da una partnership tra venti realtà di eccellenza del settore. Sulla collina, in particolare, erano state seminate quattro colture tipiche della pianura: mais, riso, sorgo e soia, e dimostrato che grazie all’irrigazione a goccia si potevano rendere coltivabili terreni marginali. Sono rimaste solo erbacce e, in cima, i resti di quello che doveva essere il serbatoio dell’acqua, mentre a valle un cartello deturpato fa da casa a una colonia di formiche, e nel quadro strumenti si annidano le api. Cento metri più in là, oltrepassato un campo, ci sono gli unici sopravvissuti di quel progetto: era un frutteto dove trecento piante di mele erano state selezionate per la loro resistenza alla ticchiolatura, ed erano in grado di crescere con meno della metà dei trattamenti chimici. Dopo sei anni, i meli sono ancora lì, sono fioriti e sembrano godere di ottima salute, anche se forse la distanza ravvicinata tra i tronchi potrà metterli in difficoltà con il passare degli anni. Ma la parte più desolante è la vecchia serra, dove si coltivavano fragole e pomodori fuori suolo per risparmiare acqua, terra e chimica: il tetto è in procinto di sfondarsi, carico d’acqua stagnante, la porta è aperta, e all’interno le rovine di ciò che è stato: rimangono le piattaforme sospese, i sacchi di terra, i cavetti per l’irrigazione, come se il posto fosse stato abbandonato in fretta e furia. Nel campo c’è persino un vecchio pannello solare che, all’epoca, serviva evidentemente per alimentare tutto l’impianto, che rappresentava una dimostrazione della direzione verso cui si sta muovendo l’agricoltura. La fine dell’Expo, i cambi di gestione del Parco prima e la pandemia poi, hanno fatto sì che a quell’esperimento non sia stato dato seguito. Ma Andrea Di Lemma, direttore del Parco, non dà tutto per perduto: «Stiamo lavorando a un progetto per cercare di valorizzare nuovamente quello spazio – spiega -. Al momento, in realtà, siamo ancora alla fase di ricognizione, ma quando ci sarà qualcosa di più definito non mancheremo di comunicarlo».

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