Lodi, come è triste il Belgiardino d’inverno

Alberi giochi e perfino serramenti rotti in uno dei “polmoni verdi” della città

Il ricordo di allegre scampagnate in compagnia, pic-nic d’estate e giornate all’aria aperta sulle sponde del fiume Adda, lasciano spazio alla desolazione di un luogo lasciato ormai da diversi mesi all’abbandono. Una cornice di degrado che si apre fin da subito, all’ingresso del parco del Belgiardino, accedendo all’area giochi attrezzata di altalene, scivolo e dondolini da giardino a disposizione dei più piccini. Ma seggiolini rotti e balaustre di sicurezza scardinate dello scivolo, non offrono certo l’occasione di un momento di gioco in piena sicurezza, nonostante il sole di questi giorni.

E pochi passi più in là, proprio come se il tempo si fosse fermato, l’acqua della piscina dei bambini è congelata nella vasca. E se ti fermi a guardare più da vicino si riescono a rievocare la nostalgia di giochi d’acqua, spruzzi e risate. Momenti spensierati di un’estate “post-Covid” trascorsa come un vero e proprio riscatto, un briciolo di libertà dopo interi mesi di segregazione tra le mura domestiche, in un lungo lockdown di speranza.

Ma anche sulle cabine verdi degli spogliatoi è possibile leggere la desolazione di un’estate ancora lontana: le porte scardinate e ammalorate richiedono, invano, manutenzione e una cura che è inevitabilmente venuta meno durante il “valzer dei colori” che ha segnato la seconda ondata dell’epoca Covid.

Poi, passo dopo passo, inciampando tra i rami delle piante sradicate qua e là dopo la nevicata che ha pesato sui rami più fragili, percorrendo i vialetti del parco si scorge un’altra faccia ancora dell’abbandono: quella delle attività di ristorazione che per mesi hanno subito restrizioni e divieti, che hanno messo praticamente in ginocchio l’intera categoria a livello locale, ma non solo.

Anche il bar ristorante a disposizione dei clienti del Belgiardino, infatti, ha abbassato le saracinesche forse in attesa di tempi migliori, in previsione di una prossima riapertura durante la primavera ormai quasi alle porte: un tempo di speranza in cui si spera di potere tornare a sedersi e gustare qualche piatto. Le sedie rivolte sui tavoli attendono la possibilità di riempire nuovamente il locale, di apparecchiare ancora una volta la sala magari in occasione di un pranzo in compagnia durante la giornata di Pasqua o quando la stagione comincerà ad attirare un maggior numero di visitatori.

E tra le opere incomplete, lasciate abbandonate si legge chiaro lo spreco di una risorsa paesaggistica di inestimabile valore per il territorio: un luogo non solo di svago e relax per i lodigiani, ma anche di sport e benessere all’aria aperta, a diretto contatto con la natura: partite di calcio e beach volley sono da sempre all’ordine del giorno al parco Belgiardino e, anno dopo anno, tornano ogni primavera a rompere il silenzio e la desolazione di un luogo di “vacanze” dimenticato durante i mesi più freddi. Ma è proprio nel bel mezzo della vegetazione che, incurante della pandemia, continua a crescere folta e rigogliosa, che si scorge ancor di più il risvolto di un tempo in continua evoluzione che lascia tangibili i segni del tempo, dell’incuria e dell’indifferenza.

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