LODI Chiusura alle 18, i vicini del bar Cavour “esultano”

Spunta un cartello anonimo davanti al locale: «Ma qui non c’erano schiamazzi, gesto vigliacco e cattivo»

Federico Gaudenzi

Sorpresa e, non lo nascondono, anche fastidio: è quello che hanno provato i gestori del bar Cavour quando, ieri mattina, hanno trovato sulla serranda del locale un cartello che lasciava poco spazio a interpretazioni: “Che bello! Nessuno ci disturba più alla sera con gli schiamazzi”. Il bar, infatti, dopo le nuove restrizioni, deve chiudere alle 18, come gli altri locali. «A dire il vero, non l’abbiamo nemmeno trovato sulla nostra serranda, ma su quella del negozio accanto, che vende lana, e che è chiuso da giugno - spiega Alessandro Mazza, che gestisce il locale con Gianluca e Beatrice Zetti -. Evidentemente era rivolto a noi, ma questo ci fa pensare che la persona che si lamenta non abiti qui. In ogni caso, avrebbe potuto venire a dircelo, con educazione, se ci fossero stati problemi, mentre a mio parere questo è un gesto vigliacco, oltre che cattivo».

Cattivo perché, secondo i titolari, in un momento simile, ci si aspetterebbe più solidarietà: «Fortunatamente apriamo al mattino, quindi lavoriamo comunque un po’ con colazioni e pranzi, ma penso ai nostri colleghi e amici che hanno locali che lavoravano solo la sera, e che sono in grande difficoltà; penso al ragazzo del bar di corso Roma che si è tolto la vita: la situazione è dura per tutto questo settore, ci vorrebbe un po’ più di comprensione».

Il bar Cavour doveva aprire proprio in marzo, ma si è trovato a fare i conti da subito con il lockdown, che ha costretto a rimandare l’inagurazione. A maggio era stata persino disposta la chiusura del bar per alcuni giorni per assembramenti, poi la situazione è rientrata, e a detta dei gestori, costretti come tutti a fare da “carabinieri”, era tutto sotto controllo: «Ci sono locali a poche centinaia di metri da qui che chiudono all’1 o alle 2, mentre noi chiudevamo alle 22, e a mezzanotte nel weekend. Mi sembravano orari sopportabili, ed è quello che vorrei dire a chi ha messo questo cartello, ma purtroppo non sapremo mai chi è stato».

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