Lodi, cartelle pazze, quanta burocrazia

La vicenda di una paziente che ha ricevuto una richiesta di risarcimento per una presunta visita fatta e non pagata in ospedale: «Dove sono i documenti?»

Il problema non è soltanto capire se quella prestazione sia stata eseguita, sia stata pagata o vada pagata. Difficile è anche farsi dare la documentazione dettagliata per ricostruire i fatti.

A raccontare la sua storia è Michela Sfondrini di Lodi che come tantissimi lodigiani (sono stati inviati 13mila avvisi bonari a luglio, di cui 3.900 già stralciati perché, per stessa ammissione di Asst, erano sbagliati e non dovuti) ha ricevuto un avviso di pagamento dall’Agenzia delle entrate per conto di Asst.

«Ho scritto ad Asst di verificare il dato che avevo loro fornito, vale a dire il pagamento, il 16 agosto 2012, del ticket della cui quietanza sono in possesso, per l’esecuzione di un esame - spiega Michela Sfondrini -: l’avviso dell’Agenzia delle Entrate mi chiedeva invece il pagamento di una visita ambulatoriale di cui io ho chiesto riscontro all’Asst, domandando i documenti di quella visita, ma dopo esserci scambiati mail, all’improvviso mi è stato detto che per motivi di privacy non è possibile approfondire i dati sanitari, dunque di recarmi, se lo desidero, in presenza per permettere di gestire col mio consenso la richiesta; tutto questo mi pare una tortuosità priva di ragioni».

«Io in mail ho dunque autorizzato ad approfondire e a gestire, senza recarmi in presenza, tutto ciò che serve per fornirmi la documentazione da cui si evinca la visita e non l’esecuzione dell'esame e per spiegarmi come sia stato possibile che io abbia pagato al Cup la prima e non il secondo. Al momento non ho avuto risposta. Nulla in contrario, ovviamente, a pagare, se la cifra risultasse dovuta, per ora, però, rimane un profondo disorientamento per le modalità con cui questa importante riscossione è stata gestita».

L’articolo integrale di Sara Gambarini in edicola sul «Cittadino» del 9 agosto 2022

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