LODI Calzini spaiati contro le discriminazioni - Guarda le foto

Iniziative anche nelle scuole di Paullo e nella Bassa Lodigiana a Maleo

Il bello è farselo spiegare dai bambini. C’è quello più timido, che di levarsi le scarpe non ha proprio voglia, quello invece che alza la mano fino al cielo e si morde le labbra in attesa che il maestro Mario lo interpelli. Sopra di lui, un filo rosso e, come su uno stendino, una manciata di calzini appesi. Tutti diversi. È proprio sulla diversità che si gioca l’iniziativa dei “Calzini spaiati”, organizzata alla scuola primaria Cabrini di corso Archinti così come in altre scuole della città, dove i bambini (ma anche gli insegnanti, e persino qualche bidello!) venerdì sono entrati in classe con i calzini diversi, per spiegare che «anche se cambiano i colori, le lunghezze, le forme, alla fine sono tutti calzini». Se l’insegnante parla di “metafora”, i bambini preferiscono raccontare con parole loro: «Anche noi siamo tutti diversi, no? - racconta Michelle -. Ognuno è diverso dagli altri e i calzini lo rappresentano». Morgana e Sara raccontano con candore quelle che per loro sono le diversità: «C’è chi è più paziente, chi ha più voglia di condividere, c’è chi è più gentile, oppure le differenze fisiche». Una bambina di seconda si tocca il braccio: «C’è chi è disabile» dice, mentre uno di 5^ B racconta: «Una volta al parco un bambino scuro non lo voleva in squadra nessuno, perché non sapeva giocare a calcio. Così sono tornato a casa, abbiamo preso un pallone e ci siamo allenati insieme per imparare». Nessun problema, quindi, ad ammettere le tante, tantissime diversità che fanno di ciascuno una persona unica, ma semplicemente la consapevolezza che la diversità arricchisce, «altrimenti che noia». «Alla fine siamo tutti calzini, cioè bambini, siamo tutti esseri viventi» aggiunge Lucian, quasi a mettere un punto fermo su una spiegazione che, per lui, è durata anche troppo.

I calzini spaiati sono ai piedi dei bambini e sono appesi in classe, dove sono stati trasformati in una sorta di “calze della befana”, pronti ad accogliere un messaggio, una parola, una poesia che i bambini, divisi in coppie, hanno pensato per il proprio amico. In ogni classe, ci tengono a raccontare il lavoro portato avanti insieme agli insegnanti, tra filastrocche e canzoni come quella dei calzini blu che non si trovano più, raccontata da una serie di voci squillanti e sovrapposte in 5^A (che a dire il vero rendono l’insieme forse poco comprensibile), prima che tutti si alzino e, tolte le scarpe, si spostino in corridoio per una foto. Martina, una di quinta, descrive con accuratezza il senso della giornata, ma non si fa sorprendere da una domanda più puntuale: «No, credo che in questa classe siamo davvero tutti amici – risponde -. Nessuno è messo da parte, e anche se qualcuno è più timido, cerchiamo di coinvolgerlo sempre».

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