Nel mese di settembre sono previsti una serie di eventi culturali: ricordiamo, tra i tanti, il Festivaletteratura a Mantova dal 5 al 9 settembre e quello della Filosofia sulle cose nei territori compresi tra Modena – Carpi – Sassuolo dal 14 al 16 settembre. Piazze, chiostri e luoghi storici di città millenarie si animano di persone che interagiscono con i testimoni su temi che riguardano la vita di ogni uomo che passa in questo pianeta. Queste manifestazioni confermano la vitalità e il futuro di un paese molto di più dello spread “temporaneo idolo” di cui tra qualche mese si saranno perse le tracce.L’attuale congiuntura economica rassomiglia a quella dei primi anni 70 quando venne coniato il termine stagflazione. Così si nomina un simultaneo aumento di prezzi (a causa dell’abbondanza di moneta e dell’aumento dei prezzi delle materie prime) e della disoccupazione (che denota stagnazione). Oggi si aggiunge la crisi del bilancio dello stato costretto ad attuare una politica fiscale restrittiva con aumento della pressione fiscale nelle accise e nelle tariffe dei servizi pubblici. Nel mese di agosto l’inflazione in Italia ha raggiunto il 3,2%. Le voci con aumenti più consistenti sono risultate: l’abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+7,1% su agosto 2011), le bevande alcoliche e i tabacchi (+6,3%) i trasporti (+6,2%) tutte voci in cui l’intervento dello stato e degli enti locali si è fatto sentire. Tutte le altre voci del paniere risultano inferiori al 3,2% con l’esempio virtuoso delle comunicazioni il cui contributo all’aumento dei prezzi è negativo (-0,8%). Le retribuzioni non riescono a tenere il passo con l’inflazione, a luglio aumentano dell’1,5% su base annua, per cui il potere di acquisto di chi lavora si riduce. La causa principale è il blocco nell’ultimo periodo delle retribuzioni del settore pubblico.Le retribuzioni rimangono ferme anche per la crisi del mercato del lavoro. Nel secondo trimestre del 2012 l’occupazione si mantiene stabile con 23.046 mila occupati, in calo di 48.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2011. Diminuiscono di 439.000 unità i lavoratori a tempo pieno e aumentano di 391.000 unità quelli a tempo parziale. Ciò avviene non per conciliare le esigenze della vita con quelle del lavoro ma si tratta di lavori accettati per mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno. Diminuiscono i lavoratori con contratto a tempo indeterminato e aumentano quelli con tempo determinato. Continua inesorabile la diminuzione degli occupati indipendenti mentre aumentano i collaboratori. Le persone in cerca di occupazione sono 2.764 mila e gli inattivi nell’età compresa tra i 15 e i 64 anni sono 14.727 mila. In Italia nella fascia compresa tra i 15 e i 64 lavorano il 66,6% dei maschi e il 47,6% delle femmine. Questi valori rischiano di peggiorare nei prossimi mesi per effetto di due fenomeni tra loro collegati; i recenti provvedimenti del governo hanno abbassato la flessibilità in entrata, inoltre le imprese sono impegnate in uno sforzo per aumentare la produttività per poter essere competitive sui mercati interni ed esteri. Pertanto molti contratti a termine o di collaborazione non saranno rinnovati e prima di contrattualizzare un nuovo lavoratore le imprese preferiranno utilizzare il personale già dipendente (straordinari o con la banca delle ore).Gli unici segnali positivi giungono dai settori dell’agricoltura e dai servizi. L’agricoltura aumenta gli occupati dipendenti e indipendenti al Nord, nelle sole posizioni alle dipendenze al Sud. In questo settore, marginale come numero complessivo di dipendenti, è più forte l’innovazione di prodotto e di processo che si costruisce su tradizioni passate che hanno reso il marchio italiano tra i più apprezzati nel mondo. Nei servizi aumentano gli occupati dipendenti ma diminuiscono gli indipendenti: rimane in azienda la componente più adulta (con più di 55 anni) per via dei provvedimenti sull’età pensionistica, si tagliano le posizioni indipendenti che lavorano per le imprese più grandi. L’aumento dell’occupazione si indirizza verso i servizi alla persona visto l’invecchiamento del paese con innovazioni di “processo produttivo”. Terminiamo con una notizia positiva per l’Italia: in Germania le aste sui titoli decennali con rendimenti intorno all’1,5% registrano un calo di partecipazione degli investitori. Dopo mesi di rendimenti negativi i risparmiatori e gli investitori istituzionali di lungo periodo (fondi pensione e assicurazioni) cominciano ad orientarsi verso altri strumenti e paesi. L’esperienza degli anni 70 conferma che chi risparmia può accettare rendimenti negativi solo per brevi periodi: con un inflazione europea che oscilla tra il 2-3% è più normale per un risparmiatore chiedere un tasso di interesse del 4-5% che orientarsi verso un tasso dell’1,5%.
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