Lo sfogo sul web dopo il lutto: «Non si può non credere al virus»

Moira Perruso ha perso la madre, ricoverata a San Donato: «È sempre stata attentissima»

Barbara Sanaldi

Moira Perruso è giornalista e fotoreporter di razza, di quelle che con uno scatto secco sono capaci di raccontare una storia intera. Cosa che, ancora una volta, ha fatto, pur se con il cuore straziato da un dolore che non si racconta.

L’immagine è un pugno nello stomaco, un sacchetto sigillato che, nel corridoio di un ospedale, il Policlinico San Donato, raccoglie tutto ciò che resta di Mafalda, madre di Moira. Accompagnata da poche righe che stanno adesso facendo il giro del web, l’immagine lancia un messaggio di dolore che è anche atto di accusa nei confronti di chi «ancora si ostina a non vedere, a negare l’esistenza di una ferita talmente profonda che non sai quando, e se, si rimarginerà» dice Moira, la voce spezzata al telefono. Quell’immagine, e quelle poche righe che spiegano il senso di quello scatto, testimonianza dell’impotenza che quasi annichilisce, sono anche e soprattutto un durissimo atto di accusa nei confronti di chi «ancora, nonostante tutto, nonostante i racconti e le testimonianze, continua a far finta di nulla, a sottovalutare, a negare». Perchè «mia mamma era attentissima, rispettava tutte le precauzioni possibili, eppure il virus ha incrociato la sua strada, la sua e quella di papà, e lei se l’è portata via. Mamma stava bene, nonostante l’età. Non aveva malattie, non aveva nessun problema. Sembrava anche che ce la stesse facendo, i medici dicevano che era in ripresa. Eppure in pochi, pochissimi giorni, è crollata, portata via in un soffio. E io non c’ero, non potevo esserci. Chi continua a non voler capire cosa questo significhi è criminale. È inconcepibile che ci sia ancora chi non riesce nemmeno ad avere un minimo di rispetto per quanti, e sono tanti, stanno vivendo una tragedia immane».

Uno sfogo durissimo, quello di Moira, che adesso sta ancora combattendo e sperando per suo padre, anche lui ricoverato - all’Humanitas di Rozzano - e «distrutto dalla perdita della sua Mafalda» riesca ad uscire dall’incubo. «Ma questo virus, che qualcuno ancora si ostina a pensare che sia invenzione, ha cambiato per sempre la mia famiglia. Tutto quello che eravamo non c’è più. L’ho detto e lo ripeto, per chi nega, per chi specula, per chi non ha protetto, che possiate anche voi sentire il rumore del cuore in frantumi».

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