L’operazione condotta dall’Agenzia delle Entrate e denominata “Case Fantasma”, dimostra - se ancora ve ne fosse bisogno - a quale punto è giunto il degrado civile e morale nel nostro Paese. I termini della questione sono i seguenti: sono state controllate 2,2 milioni di particelle immobiliari, attraverso l’incrocio delle mappe catastali con le immagini aeree messe a disposizione dall’Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura), che hanno permesso di identificare le unità immobiliari effettivamente presenti sul territorio, ma fino ad allora sconosciute alle banche dati del Catasto. Tra i 2,2 milioni di particelle, sono state scoperte 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non censite, per una rendita catastale complessiva (in parte certa e in parte presunta) di 825 milioni 626mila 614 euro, da cui ci si aspetta ora, qualora anche le rendite presunte fossero confermate, un maggior gettito nelle casse dello Stato di 589 milioni: 444 dall’Imu (anche se su questa voce pesa la parziale abolizione decisa dal governo), 137 da Irpef e cedolare secca e 7,5 dall’imposta di registro sui canoni di locazione.Stiamo parlando di case costruite e non dichiarate. Di beni sottratti all’imposizione fiscale prevista dalle leggi. Il degrado morale verte proprio su questo punto: l’elusione delle leggi, secondo quella concezione, che sta diventando molto diffusa, di dispregio delle norme che regolano la convivenza civile e che definiscono i comportamenti in uno Stato che voglia essere di diritto. Una volta di più, su questa situazione incide il comportamento di una parte cospicua di cittadini meridionali. Nel Mezzogiorno, infatti, in base ai dati diffusi, si concentra il maggior numero di “case fantasma”. La Sicilia, con 176.772 unità immobiliari (91.964 con rendita presunta e 84.808 definitiva) è al primo posto. La seguono, la Campania, con 170.697 (82.354 a rendita presunta e 88.343 definita), la Calabria con 143.875 (82.627 presunta e 61.248 definitiva) e la Puglia con 101.373 (34.660 e 66.713), per restare alle regioni che superano la quota di 100mila unità. Si tratta, in molti casi, di ruderi trasformati in ville e immobili abusivi, che hanno anche il “pregio” di “inquinare” in maniera irrimediabile l’ambiente e il territorio. È un fenomeno in costante espansione - che non viene “frenato” né dalla prevenzione né dai controlli successivi, che dovrebbero essere esercitati dalle Istituzioni preposte e, in particolare, dai Comuni , alimentato dalla grande capacità corruttiva del sistema degli appalti e dei subappalti. Tutto questo si consuma mentre nel Sud la maggior parte della popolazione si comporta in maniera irreprensibile rispetto alle leggi, ma non è capace di indignarsi nei confronti di comportamenti sociali così eclatanti e pervicaci. Se crescesse il diritto - ma anche il dovere - all’indignazione, le cose prenderebbero un’altra piega. Si isolerebbero coloro che si comportano come se essi stessi fossero la legge e si aiuterebbe lo Stato a prevenire e a reprimere. Non si avrebbe più paura della legge del più forte, insomma, che si sostituisce alle leggi che una comunità si è data per garantire il bene comune.
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