L’Italia dei cittadini e dei fantasmi

Fa un certo effetto leggere che ci sono due Italie sapendo che chi scrive non è un esponente della Lega.Perché teorizzare che di Italie ce ne sono due vuol sempre e solo dire che non siamo tutti uguali.C’è il comandante della Costa Concordia e ci sono le centinaia di soccorritori, Italiani pure loro.C’è “l’Italia dei carini” di Crozza e “l’Italia degli sfigati” quelli che stanno sulla torre in Centrale a Milano. C’è l’Italia che a Natale va a Cortina e spera di non incontrare agenti in divisa e chi a Natale dorme nei cartoni e spera di non incontrare agenti in divisa per ben altri motivi. E poi c’è l’Italia dei Cittadini e quella dei fantasmi.Quando qualche anno fa ho scoperto l’esistenza del “bambino inesistente”, pensavo che la notizia meritasse la prima pagina dei giornali.Un bambino nasce e cresce, in Italia, in Lombardia per la precisione, diventa adolescente senza che nessuno mai si chieda chi è, nessuna maestra l’ha mai incontrato, ma neanche nessun medico e nessun ufficio d’igiene per le vaccinazioni di rito.Semplicemente sua madre, presa da altro, si era dimenticata di dirlo a chi di dovere: un fantasma.Poi ho scoperto che esiste una procedura per far diventare cittadino il fantasma, esiste una procedura perché il mio non è l’unico.Ogni tanto capita.Ecco perché la notizia non era degna di nota.Lo stesso sgomento mi prende oggi, a distanza di anni, sentendo una trasmissione televisiva o leggendo un appello di due parlamentari del Partito Democratico: ci sono centinai di immigrati Tunisini “spariti” dall’Italia o dall’Europa.Sono partiti dalla Tunisia, forse o quasi certamente sono arrivati in Italia e adesso non si sa dove sono finiti o meglio sono diventati invisibili come il bambino di cui sopra.E le loro madri di là dal mare, mentre aspettano una telefonata o un gesto di generosità di Odino che restituisca i loro corpi, lì vedono passare in qualche servizio giornalistico sul tema o qualche connazionale telefona e dice di averli incontrati in un tempo e in un luogo indefinibili.Penso queste cose mentre vado in macchina e due fantasmi infagottati nella nebbia pedalano come forsennati sulla pista ciclabile: sono i richiedenti asilo ospiti di un albergo di Lodi Vecchio, una quarantina di persone, di ragazzi giovani, scaricati lì e dimenticateAdesso mi si apre il cuore pensare che ci sono due Italie!Proprio in questi giorni ho saputo dell’idea dell’Amministrazione di Lodi Vecchio, che facendo rete con diversi soggetti del privato sociale, era già riuscita ad offrire a queste persone un livello minimo di servizi, corsi di lingua, assistenza sanitaria e che oggi, coglie tempestivamente le opportunità offerte dalla Legge.Infatti, recentemente una Circolare ministeriale ha finalmente sbloccato una situazione paradossale per cui giovani Africani, robusti, pronti e disposti a lavorare non potevano fare altro che stare seduti sulle sedie fuori dall’albergo a scrutare il vuoto o in giro per il paese a gozzovigliare, adesso, invece, in attesa che la loro situazione di richiedenti asilo venga chiarita, possono lavorare e fare volontariato. La Circolare ha quindi messo subito in moto chi da tempo era insofferente davanti a tanta impotenza, chi pativa a vedere persone abbandonate all’oblio, chi sa bene che l’ozio è il padre dei vizi e teme il peggio. L’idea è semplice: un accordo fra Amministrazione comunale e Auser provinciale offre, in cambio di quattro euro per mezza giornata lavorativa, la possibilità a queste persone di essere impiegate in lavori socialmente utili, affiancati da un “tutor” anziano che accompagni questo percorso verso l’indipendenza. Una forma di tirocinio lavorativo, che si completa nella solidarietà, nel diritto e nel principio di riconoscenza.Una forma di apprendistato, dove sono presenti i saperi del maestro e la voglia di imparare del giovane garzone di bottega.La nostra è un Repubblica fondata sul lavoro, perché come mi disse una volta un senza tetto “Non sei nessuno se non hai un lavoro, nessuno ti vede, è come essere un fantasma”.In questa idea c’è però più della volontà di aprire un primo approccio al mondo del lavoro, c’è infatti la voglia di ridare dignità e autostima a chi sta aspettando da mesi in una palude nebbiosa da cui non si vede l’orizzonte, c’è la voglia di dimostrare alla Comunità che si amministra e che giustamente s’interroga su queste presenze, che sono persone capaci di spendersi, di esprimere gratitudine e di regalare la loro energia a chi ne ha particolarmente bisogno.C’è la voglia di consegnare a “anziani maestri” giovani che faranno non solo un tirocinio lavorativo, ma anche un tirocinio di cittadinanza; ci sarà un vero e proprio passaggio culturale tra generazioni, la storia diventerà una cosa viva raccontata dai “nonni ai nipoti”.Nasceranno delle relazioni, dei legami di affetto.Penso al frastuono che ha destato l’arrivo dei profughi Libici nel nostro territorio qualche mese fa; Libici solo come provenienza dell’ultima tappa in realtà provengono dal Centro Africa dove le tensioni sociali, le guerre, le carestie, la violenza, sono il quotidiano di milioni di persone.Poi più niente tranne qualche anima buona e qualche Sindaco che ha dovuto aggiungerli alla lista dei problemi da risolvere e gestire, tutti gli altri se ne sono dimenticati. Ombre scure del paesaggio Lodigiano. Non ci voleva molto, una piccola grande idea, un po’ di buona volontà e di coraggio.E’ proprio vero, ci sono davvero due Italie!

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