L’indice Rt oltre quota uno in Lombardia e in tutta Italia

I numeri del contagio sono tornati quelli di un mese fa

I lettori più attenti se l’aspettavano e gli esperti raccomandano di non gridare già alla «quinta ondata» perché i numeri assoluti di casi sono bassi, ma il report di domenica non solo indica che per la terza settimana consecutiva la provincia di Lodi ha un indice di Rt superiore a 1, cioè che i contagi sono tornati ad aumentare invece di diminuire, ma anche che, per la prima volta da fine aprile, anche l’intera Lombardia è sopra 1 (a 1,211 per la precisione), con un balzo all’insù del grafico dal 27 giugno, e l’Italia segue la stessa dinamica e sale a 1,218.

Nei calcoli del professor Davide Tosi dell’Università dell’Insubria, la provincia di Lodi ha ora raggiunto un Rt di 1,392, il secondo peggiore delle province lombarde: Pavia è balzata a 1,555, Milano è a 1,261, Varese a 1,258, Cremona è a 1,194, Como a 1,186, Brescia a 1,179, Mantova a 1,14, Sondrio a 1,146, Bergamo a 1,1, Lecco è a 0,708, Monza a 0.625. Dati che però non rispecchiano sempre la gravità (relativa) della situazione e che vanno letti alla luce del fatto che nella seconda settimana di marzo i numeri assoluti dei nuovi positivi settimanali nell’Ats Città Metropolitana erano cento volte quelli attuali. Tecnicamente, per quanto riguarda il Lodigiano e il Milanese, è come se si fosse tornati al numero di nuovi contagiati di circa un mese fa. Con la differenza che allora i contagi calavano, ora aumentano.

L’abbassamento dell’età media comporta, a parità di numeri, percentuali di sintomi gravi e ricoveri molto minori rispetto alla precedenti ondate e le età avanzate sono generalmente coperte dai vaccini (ma non tutti), il che può dare l’illusione che la più contagiosa “variante” Delta che è legata a questa recrudescenza dei contagi possa essere presa sottogamba quando già ha avuto conferme in Lombardia la sua capacità di contagiare chi è da poco vaccinato con la prima dose. «Il trend di crescita è però ancora più basso rispetto ad esempio all’Olanda» osserva Tosi guardando i grafici -. Attenzione perché però in Italia 1,6 milioni di ultrasettantenni non hanno avuto la seconda dose e 800mila neppure la prima così come 1,5 milioni di 60--69enni non sono vaccinati e così anche 2,6 milioni di 50-59enni, per non parlare dei 3,4 milioni della fascia 40-50 anni ancora non vaccinati». E il focolaio dei 35 contagiati della serata studentesca nel locale di Codogno sarebbe partito da un caso solo: la guerra del gel e delle mascherine non è finita.n

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