L’INCHIESTA Ritardi, modifiche e il rebus costi: a Casale una tangenziale lastricata di dubbi

Il cantiere della bretella, in avvio forse a settembre, è costellato di incertezze

Ritardi, modifiche tecniche e il nodo dei costi. Il cantiere della tangenziale di Casale è costellato di dubbi e incertezze. L’ultimo cronoprogramma indicato da Anas all’amministrazione comunale prevede a fine giugno la consegna di tutte le aree alla ditta appaltatrice, a luglio la posa della prima pietra e l’avvio delle basi di cantiere, a settembre l’inizio lavori vero e proprio.

I ritardi

Solo negli ultimi tre anni, però, i cronoprogrammi sono stati cambiati numerose volte. Per non parlare degli anni precedenti. Il bando di gara per la variante della via Emilia è stato pubblicato il 17 ottobre 2018, con la scadenza della presentazione delle offerte il 10 dicembre 2018. L’importo dei lavori è di 106 milioni di euro (quadro economico totale di 138), l’aggiudicazione provvisoria è arrivata a fine luglio 2019 al raggruppamento temporaneo d’imprese tra la barese Aleandri Spa capofila, Consorzio Valori Scarl e Marcegaglia Buildtech Srl. Per attendere l’aggiudicazione efficace ci sono voluti altri 17 mesi di approfondimenti sul ribasso offerto, con la contrattualizzazione dell’opera il 28 dicembre 2020. Nel frattempo, i lavori per la bonifica bellica erano partiti nella primavera 2020, mentre il servizio di sorveglianza archeologica era già stato affidato nella primavera estate 2019. A oggi invece non risulta ancora affidato il servizio di coordinatore in materia di sicurezza e salute per il cantiere: la gara, dal valore di 186mila euro, è stata pubblicata il 30 aprile con scadenza delle offerte l’11 maggio. Anche l’affidamento di questo incarico dunque sarebbe imminente. L’ultimo passaggio tecnico-amministrativo da compiere è la consegna delle aree di cantiere: alla contrattualizzazione a dicembre scorso sono state passate circa metà delle aree dopo la bonifica, per fine giugno passeranno le rimanenti. Finora però, nei sei mesi in cui ha avuto a disposizione metà delle aree, la Aleandri non ha avviato alcun lavoro. La realizzazione dell’opera è prevista in 3 anni e 10 mesi, dunque in conclusione a ottobre 2024.

Tempi e modifiche tecniche

In questi mesi in realtà Aleandri Spa ha anche iniziato alcuni piccoli lavori, ma di certo non sufficienti per giustificare il primo Stato Avanzamento Lavori, previsto all’avvio del cantiere e saldato con l’anticipo del 30 per cento dell’importo complessivo. Solo le due basi di cantiere previste per l’opera potrebbero comportare un paio di mesi di lavoro (e un paio di milioni di euro di valore). Da qui l’ipotesi di avvio effettivo del cantiere a settembre, sempre ammesso che a luglio e agosto si corra. È nell’interesse della società, che chiudendo i lavori in anticipo sulla scadenza finale potrebbe ottenere un premio economico. Nel frattempo, Aleandri Spa sta cercando di fare i conti con il materiale di cava necessario. Nel Lodigiano non c’è in vigore un piano cave, il residuo autorizzato potrebbe coprire circa 500mila metri cubi, che Aleandri ha già richiesto. Ma l’azienda pugliese ha presentato anche un’istanza di modifica tecnica progettuale per eseguire il “trattamento calce” in loco su 1 milione di metri cubi di terra. In questo modo eviterebbe di procurarseli dalle cave, utilizzando quella scavata in cantiere e opportunamente trattata. Soprattutto, però, eviterebbe di dover smaltire 1 milione di metri cubi di terra nei centri autorizzati, operazione che esperti valutano in un risparmio di alcuni milioni di euro. Si tratta di un’operazione economica che ha anche risvolti molto positivi per l’ambiente. Tuttavia, l’istanza è ancora in attesa di autorizzazione, perché Anas per approvarla deve avere il via libera di altri enti, tra cui Arpa. E soprattutto, non era prevista nel bando di gara, e una modifica tecnica così impattante non è detto sia approvata perché potrebbe prestare il fianco a possibili ricorsi.

Il nodo dei costi

L’opera partirà tre anni dopo la pubblicazione del bando di gara. I costi previsti in fase di offerta rischiano oggi di non essere più attuali, soprattutto, ma non solo, alla luce dei pesanti rincari degli ultimi mesi sulle materie prime. A questo si deve aggiungere che Aleandri ha presentato un ribasso di più del 20 per cento, oltre la soglia di anomalia. Dunque, è lecito chiedersi se quel prezzo “tirato” sia oggi ancora realistico, perché su un appalto da oltre 100 milioni ogni conteggio sulle spese, anche percentualmente limitato, vale milioni di euro. È lecito dunque attendersi tutta la prudenza e l’attenzione del caso da parte della ditta appaltatrice, e magari il legittimo tentativo di risparmiare sulle forniture o sui sub-appalti. Con il rischio che i tempi si allunghino ulteriormente.

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