L’ex Sicc: un “hotel” per disperati

Scattano anche le proteste dei residenti, i quali chiedono un intervento del Comune di Lodi affinché faccia pressione sulla proprietà dell’area

Grand hotel “Ex Sicc”, dove a soggiornare sono però i disperati. La palazzina cade a pezzi e con il passare del tempo si è trasformata in un rifugio per vagabondi sulle rive dell’Adda e in una maxi toilette-discarica, una “terra di nessuno” dove anche lo spaccio di droga ha trovato spazio, tra le proteste dei residenti.

Al primo pianovive Assam, 39enne senegalese. «Sono in Italia da una decina di anni e ora mi sono stabilito qui con la mia ragazza – riferisce -. Abbiamo sistemato una stanza, l’abbiamo ripulita e ora dormiamo in questa zona». Tra le montagne di rifiuti, si nota un materasso appoggiato a terra, vicino al corridoio. In un ampio spazio sono stati legati alle finestre, con i vetri rotti, due spaghi: sopra sono stati appoggiati gli indumenti per farli asciugare.

Un vero e proprio accampamento, ma che si trova all’interno di una montagna d’immondizia. «Prima venivano nella struttura anche dei ragazzi che spacciavano droga, ma adesso le cose sono cambiate. Noi abbiamo tolto le siringhe abbandonate», aggiunge Assam. Alcune però sono rimaste a terra e sono lì in bella vista, tracce di una situazione che sembra fuori controllo.

Alcuni residenti di via Ferrabini sostengono che l’ex Sicc ospiti anche altri vagabondi, una situazione che ormai si trascina da anni. «Dai balconi vediamo spesso delle persone all’interno dell’edificio, il cui cortile è utilizzato come un gabinetto a cielo aperto - dice una signora che vive nel palazzo a pochi passi dall’immobile -. Oltre ai senzatetto, c’è chi viene qui apposta per scaricare rifiuti, sia dentro che fuori l’area. Ci rendiamo conto che spesso si tratta di disperati, ma non è un buon motivo per lasciare che accadano queste cose. Il Comune potrebbe fare pressione sulla proprietà affinché metta in ordine la zona, certe cose non possono essere tollerate, tra queste anche l’abbandono di rifiuti».

La scopertaè stata fatta dalla “sentinella” dell’ambiente, Italo Boni. «Nei soliti sopralluoghi che regolarmente compio nell’ambito del mio ruolo di guardia ecologica volontaria del Comune di Lodi, per vedere se vengono lasciati ingombranti e vari rifiuti – spiega – ho visto che in zona ex Sicc c’era il cancello d’ingresso aperto. Sono entrato per fare dei controlli e ho visto che c’era un immondezzaio scaricato abusivamente. Adesso farò una segnalazione al mio ufficio in Broletto, che provvederà. Bisogna ricordare che quello stabile ormai fatiscente è privato. Il Comune di Lodi rintraccerà dunque i proprietari. Lo stabile va infatti messo in sicurezza, perché così tutti possono entrare e rischia di diventare una discarica in centro città».

Della vecchia fabbrica ex Sicc (Società italiana calcestruzzi centrifugati) resta solo una parte delle palazzina, cimitero di archeologia industriale. I motori dei macchinari si sono spenti nel 1985 e da allora quello è uno spazio abbandonato in riva al fiume. Il terreno è stato per anni al centro di un braccio di ferro tra il fronte dei favorevoli e quello dei contrari ad un insediamento residenziale sull’Adda. Poi è stato eretto un argine ed è arrivato il via libera al progetto. Il Broletto ancora all’inizio del 2013 aveva adottato il piano d’intervento per realizzare lì quattro palazzine. La proposta edilizia è stata presentata dall’immobiliare Revellino, con sede nella provincia di Piacenza. Il piano operativo è stato elaborato dall’architetto Marco Geri, in collaborazione con le cooperative Alba e Il Tetto.

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