Non è certamente niente più che un caso, ma, per quanto riguarda gli ultimi cinque secoli della storia europea, si osserva che il secondo decennio di ciascun secolo ha sempre svolto un ruolo decisivo per il corso della nostra civilizzazione. Attualmente, ci sono forti probabilità che questo si ripeta anche nel primo secolo del nuovo millennio. Quando, nel 1517, Martin Lutero affigge le sue tesi contro le indulgenze sulla porta della chiesa di Wittenberg, prende il via la Riforma. Un secolo dopo, nel 1618, ha inizio la guerra dei trent’anni, che lacererà l’Europa sullo sfondo della divisione confessionale. Ponendo fine alla guerra di successione in Spagna, i Trattati di Utrecht del 1713 relegano la Spagna a un ruolo di secondo piano e segnano l’inizio dell’ascesa della Gran Bretagna. Dopo la fine dell’Impero Napoleonico, il Congresso di Vienna del 1815 decreta un nuovo ordine europeo con l’attuazione del Concerto delle Nazioni, che durerà fino al 1914, quando la violenza della Prima Guerra Mondiale inghiotte tutto il continente, a tal punto che soltanto l’intervento americano riesce - provvisoriamente - a spegnerne il fuoco. Ripetiamolo ancora una volta: questo non vuol dire granché, perché la storia non si concepisce secondo regole e leggi chiaramente stabilite, ma - se fosse ancora necessario - questa osservazione sull’impressionante ricorrenza di eventi importanti nel corso del secondo decennio di ogni secolo potrebbe farci prestare più attenzione alla portata storica di quello in cui viviamo.
Ci troviamo attualmente nel mezzo di una grande evoluzione del regime politico in Europa. La collaborazione sempre più intensa tra un numero crescente di stati/nazioni europei ha portato pace e prosperità per varie generazioni. Oggigiorno, la crisi del debito pubblico ha ripulito le coscienze dagli errori di costruzione relativi all’unione monetaria, e si avvicina per l’Unione europea il momento di trasformarsi in una federazione di popoli e nazioni europei. L’ultimo Consiglio europeo, e in particolare le due pagine che rendono conto del summit dell’euro-zona, sarà forse considerato un giorno come il primo atto della costruzione di tale federazione. Quest’avanzata si deve all’ostinazione di Mario Monti, che - sostenuto dallo spagnolo Mariano Rajoy e spinto, dietro le quinte, da François Hollande - ha ottenuto dalla cancelliera Angela Merkel non soltanto che il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) possa far prestiti direttamente alle banche, senza appesantire l’indebitamento degli Stati, ma anche che d’ora in avanti, gli Stati potranno ricorrere al denaro del Mes e del suo temporaneo predecessore Fesf (Fondo europeo di stabilità finanziaria), senza uno specifico regime condizionale, conformandosi alle raccomandazioni della Commissione europea nel quadro del semestre europeo e del Patto di stabilità. In breve, in caso di difficoltà, il debito degli Stati e delle banche dell’euro-zona sarà condiviso. Come era prevedibile, una parte del pubblico tedesco si è scagliato contro questo orientamento, che resta da confermare nei prossimi mesi, specificamente nelle trattative per la creazione di un unico meccanismo di sorveglianza delle banche dell’euro-zona. Tuttavia, una decisione è stata presa. Si tratta comunque di una decisione rischiosa, e tutto l’edificio potrebbe ancora crollare, perché oggi non vediamo che la metà delle sue fondamenta. È inconcepibile che uno Stato paghi il debito di un altro a seconda dell’intensità dei loro legami. A torto o a ragione, una vasta maggioranza di tedeschi ritiene attualmente che si stia forzando loro la mano per pagare o farsi garanti del debito di altri Stati. C’è dunque la percezione di un’ingiustizia, che è tanto più grande se le riforme strutturali - consentite con molti sacrifici in Germania - si faranno ancora attendere.
La risposta si troverà in una federazione europea, fondata sui principi di solidarietà e di responsabilità di un’economia sociale di mercato. Il rapporto che il Consiglio europeo ha annunciato per la fine dell’anno deve tracciare una roadmap in questa direzione. Sarà necessario prenderla a prestito per evitare che vada tutto in frantumi e lasciare che Mario Monti possa servire ancora una volta l’Europa, trascinando i francesi e altri ancora. Perché, in ogni caso, ciascuna nazione dovrà aderirvi democraticamente. Ci vorrà del tempo per raggiungere l’obiettivo. Forse ci vorrà tutto il resto del presente decennio, che alcuni considerano come quello dell’ultima chance per il nostro bel continente. Dunque il suo significato è storico. Come al solito!
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